Greetings from nowhere – Il tavolo più lontano dallo schermo
“Your flight has been canceled, Sir”. Basta poco, quelle che con la dovuta vaghezza vengono chiamate technical reasons, per tirarti fuori dalla geografia, e per una manciata di ore dalla vita che diresti vera. Siamo in luoghi, viviamo in luoghi, andiamo e torniamo da luoghi – Milano, Londra, Carpi, Bosa Marina, 56th and Broadway – e poi a un certo punto capita che ti trovi da qualche parte che non sai e non puoi definire. Una sera e una notte in un albergo indicato con il numero di un autostrada e della relativa uscita. Non sei a Londra, non sei a Heathrow. Non sai dove sei. Forse è per quello che, superato il rifacimento dell’agenda dell’indomani e addolcita la stanchezza della giornata con una doccia calda, riesci a godere il silenzio ovattato e le luci basse ma non funeree, chiedi il tavolo più lontano dallo schermo sul quale passa una partita di calcio – “we’re not interested in football” – passi il tempo a raccontarti di viaggi in nave e a ridere dicendo mioddio a che ora tocca svegliarci domani mattina. Il mondo, fuori dalla cartina geografica, si riduce esattamente al tavolo del ristorante, alla finestra della camera che dà sul bar due piani più sotto, a te stesso, a una parentesi inattesa che ti obbliga a fermarti, a staccare, a pensare che non tutto il male viene per nuocere.