Contenuti a pagamento
Uno dei non molti motivi per cui penso che valga la pena continuare a frequentare blogosfera e socialcoso (chiedo venia ai non iniziati per l’uso di questo brutto slang) è una certa forma di gratuità che ancora guida i comportamenti di alcuni. Sette anni fa mi arrivò una mail di Luca, che allora si faceva chiamare Uiallallà, che si offriva di farmi il template del blog. A gratis. Lo fece. Oggi tutto l’ambaradan tecnico dell’accrocchio che state leggendo è gestito, nel tempo libero, da un omino che alberga nella Provincia Granda – e non ricordo nemmeno di avergli ancora offerto una birra o due per sdebitarmi. Ogni anno, dal 2003, mi diletto a rompere le scatole a amici e conoscenti e amici degli amici per mettere in piedi il PslA – e nessuno ci ha mai fatto su un ghello. Di esempi così se ne possono citare diversi – non saprei dire se tanti o pochi. A me, ogni volta che capita di imbattermi in uno di essi, prende una specie di allegro sconcerto che mi fa passare sopra tutte le inevitabili imperfezioni delle cose fatte dai non professionisti, dai non esperti, dagli amici per amicizia. C’è tutto un altro mondo, che uso e nel quale talvolta lavoro, che giustamente chiede massima cura in cambio di soldi e/o tempo. In questo microcosmo, finché dura, mi piace dare e vedere dare valore ad altre cose, come se fosse una specie di piccola riserva indiana.