La piccola spugna
Quel giorno l’uomo stette a letto più a lungo del solito. Si sentiva molto stanco, e provó a riposarsi. Quando fu stanco anche del restare sdraiato in mezzo ai pensieri, si alzó; si fece una doccia, si guardó allo specchio, si vestí. Poi prese una piccola spugna, di quelle con un lato verde ruvido, e inizió a sfregarla. La sfregó sui muri, sulle tende, sul computer portatile che rimaneva sempre acceso, sulla giacca blu che aveva indossato il giorno prima, sulla sveglia a led rossi che stava sul comodino, sul dorso dei libri della sua piccola biblioteca. Sfregó e sfregó e sfregó, dappertutto, si spoglió e sfregó anche la sua pelle. Le cose facevano resistenza, non si cancellavano, non si disfacevano, né quelle brutte né quelle belle, non quanto lui avrebbe voluto. Si rese conto che di quella spugna avrebbe avuto bisogno ancora molte altre volte, e tornó a sdraiarsi sul letto, a guardare fuori dalla finestra, in un mare di brandelli di carne e pezzi di carta e schegge di legno e ricordi.