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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    20/08/2010

    Semi

    Filed under: — JE6 @ 22:56

    Alle Sacre Meteore ci arrivi, se vieni dalle parti di Lefkada e Preveza, facendo un viaggio che pare quello di Phileas Fogg – il mare di tutte le sfumature del blu, le montagne che paiono di roccia dolomitica, i fiumi, i boschi fitti, le strade che ghiacciano durante l’inverno, le curve che se ti precede un camion vai così lento da poter vedere ogni singolo ago di pino e le rughe della donna che sta dando acqua alle piante. Quando sei lì ti pare di guardare uno scherzo della natura, comignoli e speroni di pietra isolati, piantati nella terra come gli stuzzicadenti nei pomodori che un omone greco ci ha offerto ieri sera mentre bevevamo birra guardando le onde del mare mosso. E là, sulle cime, i sei monasteri, quelli piccoli e quelli grandi, uno più bello e misterioso dell’altro. Nel caldo implacabile ti fermi a pensare a com’era qui la vita cinquecento anni fa, e provi una specie di ipnotizzata ammirazione per un’opera dell’uomo che pare non avere alcuna utilità, anzi la ammiri proprio per quello, per la gigantesca apparente assenza di senso del costruire edifici che nemmeno il più spericolato architetto riuscirebbe a immaginare in luoghi tanto inaccessibili per consentire a una manciata di uomini di passare i quattro quinti della loro vita da svegli immersi nel silenzio a pregare qualcuno o qualcosa che chissà chi è, e chissà – soprattutto – se c’è. Mentre sali gli scalini che ti portano al più piccolo tra i monasteri delle Meteore ti arriva un messaggio da una delle persone che più ti sono care, e quando qualche minuto dopo sei con il naso rivolto verso l’alto a guardare attonito gli affreschi della microscopica cappella ripensi a quel messaggio e ti dici che a volte – a volte – le persone si incontrano perché ne hanno motivo e persino necessità, perché tu trent’anni fa e io oggi, perché a volte – a volte – non tutto è un caso come sembra, perché qui tutto pare insensato e invece c’è un filo rosso, perché di cento semi gettati uno è arrivato qui, alle Sacre Meteore, e tu lo stai guardando, perché adesso l’hai riconosciuto.

    One Response to “Semi”

    1. Paolo Says:

      Lei è il mio fotografo preferito. lo sa?

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