Nella bolla
Li guardo, fermi alla fermata dell’autobus, lui con le mani sulle spalle di lei, lei che sposta lo sguardo e fissa un punto qualsiasi del marciapiede e lotta contro le lacrime che salgono. Sono soli, ma lo sarebbero comunque, anche se ci fossero cento altre persone in attesa del pullman diretto verso il centro della città, sarebbero lì nella loro bolla, loro due e nessun altro – o forse chissà, loro due e un terzo, o una terza. Avranno sedici, diciassette anni, e in questo preciso momento sembrano le persone più tristi del mondo. Si accende la luce verde del semaforo, mi fermo per un altro mezzo secondo a guardarli, sento un clacson suonare per dirmi di muovermi, ingrano la marcia, riparto.