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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    12/09/2010

    La lunghezza del polsino

    Filed under: — JE6 @ 10:31

    a furia di stare in oriente, di studiarlo e di viverci, ho interiorizzato il seguente pensiero: la forma è uguale alla sostanza. ci sono ancora quelli che vanno in giro a dire che l’abito non fa il monaco. o che la sostanza è tutto e la forma non è importante.

    Lo scriveva qualche giorno fa Giovanna sul suo FF, e non potrei essere più d’accordo. Ché, alla fine, la cura della forma data alle proprie cose, alle proprie espressioni è cura di se stessi, e rispetto e considerazione e attenzione per gli altri. Oh, certo: stiamo (quasi) tutti molto attenti alla scarpa non troppo lisa, alla giusta lunghezza del polsino, alla barba di tre giorni ma non di quattro, alle unghie pulite. Poi parliamo sciatti, ci dimentichiamo o non ci interessa salutare le persone, facciamo all’80% un lavoro che sapremmo e potremmo benissimo fare al 100 perché “dai, si capisce no? Adesso non è che devo stare a perdere tempo a riscriverlo tutto”. La cura della forma è una cosa lunga, un esercizio quotidiano. E’ una ricerca su e dentro di sé, prima di tutto (qualche giorno fa qualcuno mi ha detto, riferendosi a questo blog: “una volta eri più bravo”; io ho risposto “sì” perché poi alla fine, come si dice, de gustibus eccetera; ma so che non è vero, so che nel mio piccolo, in questa riserva indiana da quarantenne milanese ho lavorato tanto sulla mia forma, perché quella forma è oggi contenuto tanto quanto le cose che provo a dire e raccontare, e in fondo questa è una delle mie più grosse soddisfazioni); ma questa è solo la prima parte, perché poi quella cura la si chiede anche agli altri, e se non la si chiede – spesso per semplice desiderio di quieto vivere – ci si fa comunque attenzione, la si apprezza trovandola e si diventa insofferenti notandone l’assenza; dopo un po’ ci si fa l’abitudine, si fa l’abitudine a essere considerati dei formalisti, degli snob nutriti dai complessi di superiorità, dei pedanti noiosi: forse va bene così, forse serve anche gente così, gente che vive peggio perché c’è altra gente che non ha interesse a vivere meglio.