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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    29/09/2010

    Moleskine

    Filed under: — JE6 @ 12:02

    L’anziano signore siede da solo, al tavolo con il piano di marmo che gli viene tenuto riservato fin da quando il mondo era un’altra cosa. Ordina una limonata e un bicchiere d’acqua. Anzi, glieli portano senza che lui li chieda. Appoggia le mani sulla superficie liscia, e guarda dritto avanti a sé, trapassando le lenti degli occhiali e gli zaini dei turisti e le gonne al ginocchio delle amiche del sabato. Dalla tasca destra della giacca estrae una piccola radio portatile, alza l’antenna e la avvicina all’orecchio. Dopo qualche minuto la spegne, e torna a fissare qualcosa che nessuno vede tranne lui. Alle sue spalle un taxi si ferma vicino all’entrata del vecchio caffé e fa scendere due turiste giapponesi. L’anziano signore tira fuori dall’altra tasca della giacca un blocco, come quelli che usano i giornalisti per prendere le loro note, apre una penna blu e inizia a disegnare. E’ la figura stilizzata di una donna. A un tavolo vicino, una ragazza dai capelli lunghi e neri fissa l’anziano signore. Lo guarda con tutta l’attenzione del mondo, come se l’universo si fosse concentrato dietro quelle spesse lenti, in quel bicchiere di limonata. La ragazza apre la borsa che ha appoggiato sul sedile di velluto rosso, e tira fuori un’agenda dalla copertina nera, con l’elastico che tiene chiusi i due lembi. La appoggia davanti a sè, la guarda e poi torna con lo sguardo sull’anziano signore. Tira un lungo respiro, prende in mano l’agenda e la borsa, si alza e si avvicina all’anziano signore. Permette, gli chiede, e senza attendere risposta perché non vuol dargli tempo di dire no gli si siede a fianco. Allarga l’elastico, apre l’agenda, fruga nella borsa dalla quale fa emergere una biro dal cappuccio mangiato e inizia anche a lei a disegnare, la sagoma di una montagna con un sole lontano che forse tramonta o forse albeggia. L’anziano signore guarda ancora dritto avanti a sé, senza dire una parola. La ragazza, a voce bassa, gli dice non lo facevo più da quando andavo a scuola. L’anziano signore sorride piano, prenda una limonata anche lei, le dice.

    “Sto bene così”

    Filed under: — JE6 @ 08:41

    La ragazza è sdraiata sul grande cuscino colorato, con le mani raccolte a coppa sotto la testa. Guarda le luci dei neon, là sopra, ascolta la pioggia che batte sul tetto. Chiude gli occhi, sente i rumori delle persone che le passano intorno, chi ride, chi chiede una sigaretta, chi chiama qualcuno, chi gioca al biliardino nell’angolo più lontano. Poco dopo arriva un ragazzo, che si inginocchia e le tocca piano una caviglia per svegliarla dal suo torpore apparente; lei apre gli occhi, lui le sorride e le chiede se vuole qualcosa da bere. Lei gira la testa, incontra gli occhi dell’amica – anche lei sdraiata su un grande cuscino colorato – si volta verso il ragazzo, ricambia il sorriso e risponde no amore, grazie, magari dopo, adesso sto bene così, sì, sto bene così.