Greetings from San Francisco – The Poetry Room (reprise)
Ripensandoci, in fondo non so perché ogni volta che vengo a San Francisco mi percorro Columbus Avenue per entrare qui, alla City Lights Booksellers and Publishers. Non lo so, perché questa è la libreria di Ferlinghetti e Kerouac e Ginsberg e tutto il resto della truppa beat, e a me “Sulla strada”con tutta la sua insopportabile retorica ha annoiato anche quando avevo vent’anni, e figurarsi adesso, e non sono nemmeno tanto amante della poesia – e la parte più bella di questo posto è (era, prima che qualcuno decidesse di spogliarla per fare le pulizie di primavera) la Poetry Room. Forse ci vengo con lo spirito con cui io, che in effetti non sono mai stato comunista, al checkpoint Charlie mi sono messo a cercare orologi sovietici con le lancette a forma di falce e martello. Il rapporto con i simboli non è una cosa facile da gestire, nei posti a volte ci si va come in pellegrinaggio, per vedere, per annusare l’aria, come un ateo che entra in una cattedrale e rimane a guardare le bellezze artistiche che celebrano qualcosa o qualcuno nel quale lui non crede. Ecco, forse qui è così, ci vengo per le sedie di legno, per il cartello Have a seat and read a book, per le foto di Dylan ai muri, per cose così – e pensandoci capisco il fascino che esercita Cuba, per dire.