Ferroviaria
Una decina di giorni fa, subito dopo aver finito il primo reading della mia vita, mi hanno presentato una signora. Le ho stretto la mano, lei ha ricambiato, piccola e sorridente, e mi ha detto “grazie, mi è piaciuto molto, io non viaggio – sa, ho paura dell’aereo – e così oggi ho visto dei posti attraverso le cose che lei ha scritto”, e in quel momento ho pensato che si scrive davvero sempre per qualcuno, solo che a volte quel qualcuno non lo conosci, e te lo trovi di fronte, per caso, quando meno te lo aspetti.
Allora ho pensato a un’altra cosa, a questo questo blog che seguo, e che mi piace moltissimo. Forse perché, nonostante tutto, il treno è ancora il mio mezzo di trasporto preferito. Parla, per immagini, di stazioni; e di treni, appunto, e di persone. Quando arriva un post nuovo mi fermo a guardare la foto, e fantastico un po’. Oppure ricordo. Così sono andato a smuovere le carte che ho sulla scrivania, a casa, ne ho tirato fuori un libriccino marrone, piccolo, che sulla copertina ha una data scritta a penna, una data ormai molto lontana, e insieme al libriccino ho ripescato un piccolo quaderno di appunti, dove ho segnato, con una scrittura che non ho più, treni e stazioni e persone di un’estate altrettanto lontana. Ho aperto un file che stava nell’hard disk da molti mesi, l’ho riguardato, l’ho ripulito, e ho ripreso a scrivere.