Mile and a half, from here to the shore
Faceva un freddo cane sul traghetto da San Francisco ad Alcatraz, o forse ero semplicemente vestito troppo leggero per l’ottobre della Bay Area. Non ho bisogno di riguardarmi le foto di quel giorno per ricordarmi tutto molto bene – le celle, le chiavi, le vecchie uniformi, le foto in bianco e nero dei most wanted, l’isolamento. La cosa che mi rimase più impressa fu realizzare che nel 1940, e nel 1950, e pure nel 1963 quando The Rock venne chiusa il mondo era molto, molto più silenzioso di oggi, e bastava che il vento tirasse dalla parte giusta perché i suoni che partivano da North Beach, da Fort Mason, da Telegraph Hill, da Market Street, da Fisherman’s Wharf attraversassero il miglio e mezzo di mare che divide la città dall’isola per arrivare dritti come proiettili nelle orecchie dei detenuti, e quella era la parte peggiore della prigionia, strizzare gli occhi per vedere la cable car partire da Ghirardelli Square e sentirla arrancare su fino a Chestnut e Lombard e Greenwich in mezzo alle grida dei venditori di clam chowder. Così, ecco, se vi capita di mettere gli occhi su questa serie iniziata da poco, guardatevela – non per la serie in sé (che è un’idea abbastanza stiracchiata buona per un po’ di sano bang bang: ma d’altra parte mica guardavamo Sulle strade di San Francisco per la storia, quel che ci interessava era ammirare la città e il naso di Karl Malden), ma per mettervi nei panni di quelli che stavano dietro le sbarre, e guardavano una delle città più belle del mondo, e la sentivano, e non potevano toccarla.