Quattro minuti, centosettanta pagine
Non che sia un pensiero particolarmente originale, intendiamoci: comunque io, che Alessandro Baricco sia uno di quelli che meglio sanno raccontare le cose che abbiamo in questo paese è una cosa che penso da tempo: come i due Angela, e il Paolini di cui scrive Keplero, e pochi altri. A volte gli scappa di farlo senza nemmeno rendersene conto, senza volerlo – guardate la sua ultima intervista alle Invasioni barbariche, i poco meno di quattro minuti da 8:30 a 12:20 dove racconta un mondo, un mondo intero con le generazioni e le case e le azioni e gli stati d’animo, meno di quattro minuti e hai tutto davanti a te, capisci tranquillamente anche senza averne mai fatto parte di quel mondo (e se invece ci sei stato dentro, ci sei nato e cresciuto ti ritrovi con la mascella cascante a dire “eh, è proprio così, parola per parola, odore per odore, salotto per salotto”), e alla fine ti viene da pensare che se ti chiedesse soldi per dieci minuti piuttosto che per centosettanta pagine di parole quei soldi glieli daresti subito, e con un’opzione per i prossimi, gli venisse mai in mente di cambiare idea.
(Poi non fate caso a quella camicia blu, a volte – molto raramente – capita pure a lui di vestirsi male e di essere appena appena meno figo del suo standard; nessuno è perfetto)