Greetings from Beograd – Centrini
Knez Mihailova è la strada dello shopping, una bella via pedonale asburgica, dove quando il caldo si attenua ci si siede all’aperto a bere, con tutte le vetrine giuste – non proprio Via Condotti, un po’ meno sfarzosa, un po’ più alla mano come tutta la città, sarà che quando non si nuota nell’oro ce la si tira di meno, non so. Comunque, Knez Mihailova porta fino al parco di Kalegmedan, quello con il castello, quello dal quale si vede la confluenza tra la Sava e il Danubio e realizzi che finalmente vedi quest’ultimo un po’ meno marrone di quanto non sia a Vienna e Budapest, per l’azzurro aspetteremo la prossima vita. Knez Mihailova è la strada dove Belgrado mostra il meglio di sè, i negozi, le gallerie d’arte, le migliaia di ragazze altissime e bellissime, i palazzi nobili, le banche. Alla fine della via, poco prima del semaforo che dà sul parco e sulle bancarelle di souvenir, stanno sedute una mezza dozzina di donne. Sono tutte di mezza età, qualcuna anche oltre, un paio hanno vicini degli uomini, forse i mariti, seduti anche loro con l’aria impassibile che a me ricorda i miei nonni nuragici. Hanno quasi tutte in mano i ferri dell’uncinetto, sono occupate a creare centrini, e tutte quelle cose che stanno sopra i tavoli e sotto i soprammobili e delle quali io non so il nome, alcuni sono delle vere opere d’arte, altri li potreste trovare a un banco di beneficienza davanti a una chiesa di Milano ma non importa, importa che siano lì, a pochi metri dalle vetrine di Knez Mihailova, figlie di un tempo passato da una vita, inutili come tante cose oneste.