Pesci rossi
Aspetto più o meno tranquillamente il mio turno – le solite cose, far vedere delle analisi, come va, è passata sua mamma l’altroieri – quando dalla porta esce questa donna, piccolina, vestita bene come può farlo qualcuno che a fine mese ci arriva trattenendo il respiro, con quindici chili di troppo che da tanti anni ha rinunciato a perdere perché per dimagrire ci vuole una tigna che a volte nella vita non ci si sente di dedicare. Da una delle sedie si alza un’altra donna, una di quelle conoscenze di quartiere, forse la madre di un compagno di classe del figlio quando andava alle elementari, o una di quelle facce che si vedono tutte le mattina all’altezza della terza porta del primo vagone della metropolitana fino a diventare conoscenti senza nemmeno sapere il nome l’una dell’altra; buongiorno signora, come sta, e quella che è appena uscita dalla porta risponde flebile qualcosa che sembra una frase fatta, di quelle che suonano finché ci vediamo significa che va bene e poi improvvisamente scoppia a piangere, e scoppiare è l’unico verbo che ha un senso, che riesce a descrivere la forza delle lacrime che le vengono fuori dagli occhi, scusi sa, è che oggi è l’anniversario della morte della mia mamma, lo sa che si è buttata giù dal balcone, non c’è giorno che non ci pensi, non c’è giorno che questa cosa non mi torni in mente. L’altra donna riesce ad abbozzare una risposta di circostanza, dice eh lo so anche se ovviamente non lo sa, come fai a sapere, tu una madre che è salita su una sedia e si è lasciata cadere dal sesto piano mica ce l’hai, e intanto noialtri in sala d’aspetto approfittiamo del fatto che intorno alle due donne si è creata una specie di bolla e noi possiamo guardarle come se osservassimo due pesci in un acquario, curiosi che non danno fastidio perché non vengono notati. Fisso la signora che piange, penso a quanto sarebbe più comoda una vita senza memoria, proprio come si dice che sia quella dei pesci rossi, nessun ricordo, nessun dolore, nessun rimpianto, nessuna nostalgia, nessuna cattiveria, nessun abbandono, nessuna immagine che viene a trafiggerti senza preavviso mentre stai comprando mezzo chilo di pane, mentre stai sentendo senza ascoltarla una canzone alla radio, mentre stai guardando nello specchietto per passare nella corsia di sinistra. Poi sì, certo, non ci sarebbero nemmeno i ricordi belli, a qualcosa si dovrebbe pur rinunciare; ma in questo momento provo a mettere due pesci rossi al posto delle due donne in quella bolla che sta al centro della sala d’aspetto, e non riesco a immaginarmeli più infelici di così.