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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    08/04/2013

    Stories of the Bund – All’ombra dei ciliegi in fiore

    Filed under: — JE6 @ 17:28

    Quando ormai nessuno ci contava più, è arrivato un giorno di primavera. Un giorno caldo, col cielo azzurro e un filo d’aria che fa scordare per qualche ora l’inquinamento e il nuovo ceppo di aviaria. Un giorno che fa venire la nostalgia prima ancora di partire, di quelli che ti senti pieno e vuoto al tempo stesso, e per gli stessi motivi. Un giorno che ti porta in un parco a un’ora di metropolitana da casa, a camminare in mezzo a famiglie e gruppi di amici e coppie, a sentire l’erba sotto i piedi, ad alzare gli occhi e riempirli dei rami fioriti di centinaia di ciliegi. Un giorno che ti fermi ad ascoltare il nulla dell’acqua del fiume che scorre mentre in lontananza senti il rombo della città – una delle sopraelevate, forse uno dei mille cantieri sempre aperti – che è come un animale grosso e affamato, ma tenuto a distanza dal bosco che hai davanti agli occhi. Un giorno che bevi un bicchiere di succo di bambù, un giorno che mangi la prima fetta di anguria dell’anno, buona come da tanto non ti capitava. Un giorno che è un giorno in meno, e però un giorno in più.

    Stories of the Bund – Raccolta differenziata

    Filed under: — JE6 @ 09:30

    Escono quando viene il buio, dalle otto o nove di sera fino a notte fonda. Li vedi un po’ dappertutto, sotto i ponti delle sopraelevate, lungo i marciapiedi delle vecchie concessioni straniere, nelle aree di carico e scarico degli alberghi e dei flagship stores. Non so chi siano, sono centinaia, più probabilmente migliaia di persone di ogni sesso e età, a volte ragazzini a volte anziani che vorresti immaginare seduti davanti a un fuoco caldo. Prendono gli imballaggi di cartone e meticolosamente li aprono, li piegano e li impilano; per ore, costruendo ogni notte parallelepipedi di volumi impressionanti che poi caricano, investendo almeno altrettanto tempo per far sì che quella montagna di cartone non si sfasci lungo il percorso, su biciclette, motocarrozzette, a volte addirittura camion. Qualcuno si occupa anche della plastica, in particolare dei boccioni vuoti usati per distribuire acqua nelle macchine erogratrici degli uffici, e così capita di vedere circolare delle specie di astronavi che si muovono lungo le strade perennemente piene di qualsiasi mezzo di locomozione immaginabile circondate da questi salvagenti da venti litri di capienza, qualcuno ne porta dieci, qualcun altro quindici, pare di essere al circo. Quando hanno finito la preparazione, dopo una notte di lavoro lunga quanto una giornata, salgono in sella e partono; diretti verso chissà dove, per guadagnare una manciata di yuan, in attesa della prossima notte – e speriamo che non piova, perché il cartone bagnato non lo vuole nessuno.