Finestre
Ho un nuovo ufficio. E’ una sala grande, con una scrivania altrettanto grande – dovrebbe ospitare almeno due persone, di fatto quando sono qui sono praticamente sempre da solo, che è la stessa cosa che succede al mio collega, lui arriva e io non ci sono e si gode lo spazio.
Comunque.
Ha due grandi finestre, su due lati distinti, di quelle da sito produttivo di archeologia industriale. Così la luce cambia, durante il giorno, e io cambio di posto – ho due poltrone, la mattina mi siedo su una, il pomeriggio su quella che sta di fronte: mi evito i riflessi sgraditi nello schermo del portatile, e ho una visuale diversa. Ci sono dei momenti, durante il giorno, che ho tempo di guardare fuori: magari sono al cellulare (e allora mi alzo, e cammino – sono di quelli che non riescono a stare fermi mentre parlano al telefono) oppure cerco di inventarmi un giro di parole per non insultare qualcuno via mail, e così. Ci sono giorni come oggi che, non si sa come, Milano ha il cielo azzurro come Tijuana, o Orvieto, e le palazzine basse di questo complesso che una volta era una distilleria risaltano come se fossero disegnate da un bambino che ha scoperto i pennarelli Carioca, e allora mi instupidisco un po’, resto lì a guardare il nulla che è fatto da alberi, e macchine che passano con il limite dei 15 all’ora, e modelle che vengono dai casting, e colleghi rimasti nella palazzina di fronte e il cartellone pubblicitario che dice strizza il mutuo e le tegole rosse e le ombre sono nette e scurissime. Ci sono giorni, invece, che piove e le finestre diventano dei gessati di gocce e di là dal vetro è tutto un po’ mosso e sembra talmente triste da essere bello.
E’ che forse mi piace stare a guardare fuori dalle finestre, tutto qui.
August 28th, 2013 at 22:43
-sai che bello?
-cosa?
-raccontarti tutto questo!