Quattro, poi tre
Sento il rumore arrivare da lontano. E’ una moto, deve essere all’altezza della centrale termica, poi farà una curva a destra, una rotonda verso sinistra, il rettilineo che lo porta qui. Dicono che qui ci sia una specie di anello di strade usato per fare delle gare clandestine, così vado sul balcone per guardarmi lo spettacolo, ma alla fine ne passa una sola, lenta, come se il padrone si stesse godendo il fresco delle due di notte andando a zonzo con la visiera del casco alzata. Mi fermo, faccio girare lo sguardo. Da questo punto, senza muovere la testa, posso contare centodieci appartamenti, i due e tre e quattro locali. Ci sono quattro luci accese, due cucine, un salotto e un bagno: lo so perché queste case si assomigliano tutte, dentro e fuori. Adesso che è passata la moto rimane solo il silenzio, non c’è nemmeno il suono degli irrigatori dei giardini. Chissà chi c’è dietro, sotto quelle luci. Qualcuno che non riesce a dormire, magari uno rientrato da un turno lavorativo che adesso si sta preparando un piatto di pasta. Torno sul divano, a New York una bielorussa e una slovacca si stanno prendendo a pallate. Mi rialzo, prendo una bottiglia d’acqua dal frigorifero, torno sul balcone. Le luci accese, adesso, sono tre.
September 6th, 2013 at 22:07
Sir Squonk, qui dove ? In via Ap……i ?