Sometimes
Ogni tanto mi passa sotto gli occhi una vecchia foto, scattata sulla Strip di Las Vegas. E’ un locale, un bar sul lato del Bellagio. C’è il sole, come sempre, ci sono i clienti con gli occhiali scuri, come quasi tutti. C’è un cartello – cioè non è proprio un cartello, è una scritta fatta con quei sottili tubi fluorescenti, le lettere tutte collegate l’una all’altra – che dice “Waitress available sometimes”. Una di quelle cose che posti così fanno per risultare simpatici, perché poi figurati se proprio lì una ragazza ti fa aspettare più di dieci secondi per dirti se ci sono tavoli liberi, how are you doing today, cosa vuoi da bere?
Ogni tanto mi passa sotto gli occhi quella foto, e quelle due parole – available sometimes. Che è una cosa che succede tutti i santi giorni, aspettarsi che questa o quella persona sia disponibile, contare sul fatto che ci sia. Darlo per scontato. E’ solo che non funziona così, perché tutti scompaiono, mancano, si allontanano, tutti hanno il diritto e persino il dovere di farlo, colleghi, amici, chiunque; e il problema non sono loro, il problema è che quel diritto è pure tuo – è un diritto/dovere di tutti – e così ci sono quei periodi o quegli ambienti che sometimes non ci sei tu e sometimes non ci sono io e sometimes non ci sei tu e sometimes non ci sono io come calendari fuori sincrono, come gente su fusi orari diversi, poi ti fermi a bere un caffè e ti rendi conto che la baracca, semplicemente, non sta in piedi, non può stare in piedi così e che bisogna fare qualcosa, come provare a togliere quel sometimes ma pure quello non funziona, non regge, non è nemmeno giusto. Vieni, accomodati, lo so che il tuo collega è andato in ferie ma va bene, quel tavolo d’angolo è libero, cosa ti porto da bere.