C’è un momento preciso e imprevedibile che arriva sempre, poco prima che ci si saluti con i chi c’è lunedì altrimenti ci facciamo gli auguri adesso, un momento nel quale si sta seduti intorno a un tavolo, magari con colleghi che durante l’anno si frequentano poco perché si occupano di cose delle quali tu non ti interessi e viceversa, e in quel momento, un istante, una questione di pochi secondi, tutti sembrano in pace con tutti, anzi lo sono, senza un motivo, senza una ragione che non sia quella specie di micidiale stanchezza che ti fa ringraziare il cielo di essere arrivato in fondo senza troppi lividi, come quando finisci una lunga corsa e un metro dopo il traguardo stramazzi a terra, ma prima di farlo abbracci tutti gli altri per il solo fatto di essere arrivati, più o meno tutti, più o meno interi. E’ un momento strano, non lo senti arrivare ma lo riconosci quando c’è. Poi passa, svelto, basta una telefonata, una mail, un orario da rispettare, ma per una mezz’ora ne senti il sapore in bocca, insieme a quello del prosecco, che resta leggero anche quando sei uscito svicolando per evitare baci e abbracci.