Come diventare buoni
Ho letto un articolo qualche giorno fa. Parlava di Obama, dei suoi ultimi giorni da presidente, della sua legacy – quello che lascerà. Fra le molte diceva una cosa che mi ha fatto pensare parecchio. Diceva che Obama ha una fiducia incrollabile e vera nella bontà del suo paese: senza essere cieco e ingenuo, senza dimenticare il Vietnam e il KKK e Columbine e Trump, ma crede che l’America sia buona (uso quest’aggettivo andando a memoria, forse era un’altra cosa ma il senso era proprio questo). Una bontà fatta di molti aspetti – la generosità, lo spirito di sacrificio, una certa forma di allegria, la fiducia in sé come paese – che a sua volta è uno dei molti componenti che hanno reso grande quel paese. Diceva, quell’articolo, una cosa più o meno come “Obama crede negli americani, e quindi nell’America, e ci crede davvero”. E poi diceva un’altra cosa, che a sua volta suonava più o meno come “e infatti hanno votato Trump, che è l’incarnazione di tutto o quasi tutto il contrario di quel buono che Obama vede e sente intorno a sé”. E li ho pensato a quel pezzo famoso di Roth, di “Pastorale americana”, quello che dice che vivere è capire male la gente, e poi capirla male ancora e ancora. Ho pensato che Roth ha probabilmente ragione, che capire male la gente è quello che ci succede ogni giorno; e ho pensato che se il giorno dopo la capiamo male ancora non è perché siamo stupidi: è perché è uno dei modi che ci siamo scelti per vivere meglio, o meno peggio; è scommettere che siamo meglio di quello che praticamente sempre diamo prova di essere, scommettere e perdere, scommettere e perdere, fino al giorno in cui non troviamo un esempio contrario, uno qualsiasi, e allora vinciamo, e come un elastico accumuliamo abbastanza energia da andare avanti. Succede nella vita privata, ma succede anche nella vita sociale (ogni tanto penso alla sera in cui ci trovammo a migliaia in piazza Duomo quando venne eletto sindaco Pisapia: negli anni a venire avremmo alternato tutti delusioni a soddisfazioni, ma quella sera ci sentimmo contenti, ci sentimmo buoni). Succede, ogni tanto, che si perde questa fiducia; e ogni tanto, anche se più raramente di quanto vorremmo, succede che proviamo la sensazione di non essere così male, e che in fondo sì, possiamo diventare buoni, un po’ più buoni.