Tuta blu
Una delle cose belle del nuovo lavoro è che c’è una produzione. Duemila metri quadri di capannone, muletti, macchinari, TIR, pallet. E persone, che non solo sanno programmare i computer che poi regolano le macchine ma che sanno usare le mani. L’altra sera abbiamo tirato tardi, dovevamo preparare una campionatura che il giorno dopo avrei portato in Svizzera. Stavo lì a guardare, camminando lungo le decine di metri di sviluppo della macchina con il suo nastro trasportatore, i sensori, le cinghie. Stavo soprattutto a guardare questo donnino che peserà quaranta chili e sembra un fil di ferro, la guardavo muoversi da una parte all’altra, le mani prima su una tastiera e poi a regolare i microscopici spostamenti degli ugelli di una stampante e poi a raccogliere i primi campioni e controllarli e scuotere la testa e ripartire da capo senza perdere la calma, senza farsi schiacciare dall’idea che tre millimetri di differenza sarebbero costati al cliente e quindi a noi tutti qualche centinaio di migliaia di euro in più. Mentre la osservavo per un momento ho pensato al mio biglietto da visita, quello che mi fa sedere nelle sale riunioni e dire senza zucchero grazie e firmare contratti e ho pensato a lei, al nome del suo lavoro che poi diventa il suo nome: operaia: specializzata, specializzatissima ma pur sempre operaia e niente, a noi ci han tirato su dicendoci che quello era un mestiere nobile ma non ce lo volevano far fare, ci volevano affrancare dalla tuta blu e dalle scarpe con la punta grossa. Ci sono riusciti: i nostri genitori, i nostri professori, ci sono riusciti abbastanza bene da farci arrivare a guardare un operaio come guardiamo un alce, con lo stesso stupore che sottintende ma allora esiste. Poi un giorno riusciamo ad arrivarci vicini e possiamo guardare come muovono le mani, come collegano punti che noi non vediamo, possiamo ammirare una sapienza a noi sconosciuta e chiederci per qualche minuto, se per caso qualcuno non ha truccato le carte, almeno fino a quando non usciamo, ci sediamo in macchina e partiamo con l’aria condizionata regolata giusta per non farci sudare.