Come
E quindi nello stesso giorno abbiamo mandato Lino Banfi a rappresentarci all’Unesco e abbiamo sgomberato il CARA di Castelnuovo di Porto. Abbiamo, sì: perché il not in my name suona bene ma è una fesseria, vivere in democrazia comporta anche e a volte soprattutto questo, essere rappresentati da gente alla quale non affideresti nemmeno la cura del bottone che ti è staccato dalla camicia questa mattina (si chiama democrazia perché prevede la possibilità che tu in futuro ritenti e sia più fortunato: la speranza è l’ultima a morire, dicono).
Comunque.
All’inizio si è parlato quasi solo di Banfi. Vuoi perché ci han fatto una conferenza stampa ad hoc mentre di là i militari mandati a eseguire il compito mica hanno convocato Repubblica e Sky TG24, vuoi perché in generale ci troviamo meglio quando abbiamo a che fare con l’assurdo (o il ridicolo) che con l’orribile, sta di fatto che non c’era una chat WhatsApp di questo paese che non facesse girare un meme su di lui, Alvaro Vitali, Edwige Fenech e Giggino Di Maio.
Poi qualcuno si è dato una manata sulla fronte e ha detto “oh, ma che stiamo a perdere tempo con le cazzate, ma lo sapete che ci sono centinaia di persone deportate, famiglie separate, gente messa in strada”. Ed è stato come vedere un bicchiere, o un secchio, agitato nel senso opposto con la sua brava onda che se ne andava da una parte all’altra.
Poi siamo rimasti tutti un po’ lì tra il lusco e il brusco e il giorno dopo siamo passati ad altro, la copertina di Libero, l’elezione di Landini, il cartone di Celentano. A qualcuno è rimasto un mezzo pensiero penzolante, riattizzato dalla coda lunga dei meme e delle foto à la Tian’an Men, il pensiero che anche quando ci sforziamo non siamo più sicuri di riuscire a definire cosa è importante e cosa non, cosa è grave e cosa è solo ridicolo. Io, ad esempio, per quanto mi riguarda, e mettendo le mani avanti facendo la doverosa premessa che la cosa del CARA è spaventosa, delinquenziale e orribile, ho la sensazione che la nomina di Banfi sia più grave (o grave tanto quanto, ok) dello sgombero di Castelnuovo perché mostra come viene considerato e governato lo Stato da chi mi rappresenta. Mostra che dietro c’è tutto un pensiero terrificante di rifiuto dell’intelligenza, della capacità, della conoscenza e lo sgombero del CARA è figlio di quel pensiero, è effetto di una causa che oggi non prendiamo in considerazione perché ha la faccia ridicola di Banfi (e questo è l’errore, non prenderlo sul serio nel suo aspetto apparentemente innocuo e ridicolo, non prenderlo sul serio perché non fa ribrezzo e spavento). Però poi guardo i bambini separati dai genitori, gli uomini e le donne messi in strada volutamente senza un preavviso, leggo delle violazioni della legge da parte di chi la legge sarebbe tenuto a farla rispettare ma intanto deve obbedire alla sua autorità di riferimento e non sono più così sicuro, non sono sicuro di avere le idee abbastanza chiare non tanto da decidere da che parte stare, ché quella è la cosa più facile, ma come starci, che spesso è la cosa più difficile, perché è la più importante.