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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    30/11/2010

    Prendete e Assangeatene tutti

    Filed under: — JE6 @ 13:41

    E la diplomazia, e poi le banche, e il non troppo sopito pensiero che la libertà di espressione sia un bene un filo sopravvalutato.

    L’importanza di chiamarsi Mario

    Filed under: — JE6 @ 08:53

    A volte il marchio è davvero tutto, è la differenza tra la morte griffata di un novantacinquenne regista suicida malato di cancro e la morte hard discount di un novantacinquenne pensionato suicida malato di cancro – poi dice che il marketing non serve.

    29/11/2010

    Io so che tu sai che io so

    Filed under: — JE6 @ 12:13

    Sarà che abbiamo visto troppa televisione, ma a me lo sdegno delle cancellerie per la pubblicazione dei Wikileaks cables suona tanto come una cosa a uso e consumo dei media, i quali a loro volta riportano a uso e consumo di noialtri, i quali a nostra volta facciamo finta di credere che ommioddio che novità, che retroscena.

    28/11/2010

    Pirro

    Filed under: — JE6 @ 17:48

    Avrei voluto parlarle di tutte le bugie che le avevo raccontato. E che lei mi dicesse che non c’era niente di male, perché a volte bisogna fare qualcosa di cattivo per fare qualcosa di buono.*
    Come dice Luca, Wikileaks ha già vinto. Io penso che questa sia una sconfitta per quasi tutti gli altri, noi inclusi. D’altra parte, per uno che vince ci deve pur’essere un altro che perde.

    * Jonathan Safran Foer, “Molto forte, incredibilmente vicino”

    25/11/2010

    Nastrino bianco

    Filed under: — JE6 @ 14:51

    Qui, nella dark side of the moon, si ricorda che oggi è la giornata mondiale contro gli abusi sul mondo femminile. E’ una di quelle celebrazioni che non servono a nulla, ma che si ha l’impressione che sia comunque giusto fare. Non so quante donne ne siano a conoscenza: temo che siano molte meno di quante dovrebbero essere. Quanto a noi maschi, beh: i numeri ogni tanto dicono la verità. Che non è bella.

    Being good

    Filed under: — JE6 @ 09:00

    Ci sono, di tanto in tanto, libri e canzoni e film e trasmissioni televisive che diventano l’emblema di ciò che ci piace pensare di essere: buoni. Ascolta il tuo cuore, esso conosce tutte le cose. Imagine all the people, I hope someday you’ll join us and the world will be as one. La vita è bella, pure ad Auschwitz. Vieni via con me, ma no, restiamo che ce la facciamo, stai qui che adesso ti dico i dieci motivi per cui è bello vivere a Lametia Terme. Ci sediamo sul divano, prendiamo in mano il telecomando o accendiamo il Kindle e oplà: non stiamo ascoltando o leggendo qualcuno che ci dice come diventare buoni, ma siamo buoni perché stiamo partecipando a quell’evento collettivo. Cantiamo con John, elenchiamo con Corrado e siamo buoni. Non è nemmeno una confessione con relativa assoluzione, perché quel processo presuppone l’essere (stati) cattivi: no, siamo puri, siamo dalla parte del giusto, siamo nel giusto. Sì, certo, poi cambiamo disco o giriamo su Sky Sport, ma questo è un altro discorso.

    Veri e sinceri

    Filed under: — JE6 @ 08:33

    Che sono esattamente i primi due aggettivi che mi vengono alla mente, guardando gli autoscatti di Martina Colombari.

    24/11/2010

    My Own Personal Hornby*

    Filed under: — JE6 @ 08:40

    A volte la vera soddisfazione è trovare qualcuno che parla per te, mille volte meglio di come avresti saputo farlo tu **. Marta De Cinti, su Leftwing.

    * But a lot nicer.
    ** Ah, poi lei ha visto Guzzanti e io il suo cugino spompato, ma mica si può essere d’accordo proprio su tutto.

    23/11/2010

    “Non lo so”

    Filed under: — JE6 @ 08:20

    C’è questo libro, che magari qualcuno di voi qui ha letto. E’ un ebook, uno di quegli esperimenti che a usare i paroloni si chiamano di scrittura collettiva, e in italiano – quello che parliamo più o meno tutti – passa come una raccolta di pezzi scritti da tante persone diverse (e la diversa definizione non lo rende meno nobile). Parla di Resistenza, di resistenze. Ne vengono fatti anche dei reading, cioè quelle cose che in italiano si chiamano letture pubbliche – io non so se chi ascolta sia persona diversa da chi ha scritto, ero presente la prima volta, ho sentito leggere un mio pezzo, mi sono un po’ emozionato, c’erano degli amici, poi è finita lì ma non è di questo che mi interessa parlare. E’ che qualche ora fa, entrando in ascensore, leggevo una cosa che diceva “ogni tanto spero che scoppi un casino serio, uno di quelli coi carrarmati per strada. mica per altro, eh… sono solo curioso di vedervi in piazza, a fare la resistenza. con i vostri cazzo di iPad” e mi chiedevo se noi, quelli che han scritto per il libro, quelli che vanno a fare i reading, quelli che postano le foto, mi chiedevo se noi la resistenza, una resistenza qualsiasi (e la maiuscola vedete voi se metterla o meno) saremmo capaci di farla. Ho chiesto a un amico, a quello che è il motore dell’ebook e di tutto il resto, gli ho chiesto cosa ne pensava e lui mi ha risposto “non ce l’ho una risposta. Però, ecco, se l’avessi chiesto a mio nonno nel ’35, ma anche forse nel ’42, boh, forse avrebbe risposto anche non lo so”; io ho letto quella frase, e l’ho riletta, e non so perché – o forse sì: lo so molto bene – l’ho trovata venata di un certo scettico, ammirevole ottimismo.

    22/11/2010

    YMCA

    Filed under: — JE6 @ 17:13

    I genitori non sanno dove tenere i figli perché devono lavorare, e allora le scuole rimangono aperte per ospitare i ragazzini. E così il processo di trasformazione della scuola in ostello della gioventù figlia di famiglia indigente è definitivamente completato.