Le cose importanti
Ogni tanto penso alle cose che DFW scriveva sull’ironia, al nostro averne fatto il quasi unico veicolo di interpretazione e racconto e confronto di quel che ci succede, così pervasivo da farci dimenticare come si può parlare seriamente di qualcosa senza necessariamente prenderci troppo sul serio (insomma, la sto proprio tagliando con l’accetta, lo so: forse lui diceva e voleva dire cose diverse ma a me questo è rimasto).
Comunque, sta di fatto che a volte uno si ferma. Si ferma proprio, trova una piazzola, mette la freccia a destra, esce dal flusso e si ferma; perché gli pare di averne abbastanza, persino di se stesso, e ci vuole una pausa per rifiatare. Per dire, tutta l’ironia e il sarcasmo e il non-prendiamo-sul-serio-niente-mai-perché-altrimenti-ci-tocca-fare-i-conti-con-la-vita, quella roba lì può venire a noia, ti può portare a un punto di saturazione, ad una stanchezza che ti fa pensare che tutto sommato sia molto meglio fermarsi in quella piazzola, in silenzio.
Ogni tanto penso a queste cose qui. L’ultima volta mi è capitato stamattina, leggendo le poche righe con le quali una signora che non conosco di persona e che forse potrei chiamare amica (nel modo che ci è diventato comune usare, perché altrimenti dovremmo ricorrere alle Sturmtruppen: “Amici o nemici?” – “Semplici conoscenti”) spiega perché se ne è stata zitta per tanto tempo:
Sulle cose importanti, invecchiando, ho preso a stare sempre più zitta, prima per scaramanzia, poi per dolore, e poi per abitudine, fino a non dire quasi più niente. Non mi piace.
E niente, pensavo che al netto dei dolori che sono cose intime e infinitamente personali, c’è quella cosa dell’invecchiare e zittirsi sulle cose importanti che mi pare di conoscere, e non piace molto nemmeno a me, e forse dovrei rileggermi quelle pagine di DFW, quella specie di fratello maggiore morto troppo presto e che aveva le parole giuste per quasi tutto, quelle che quasi tutti noi avevamo sulla punta della lingua ma non sapevamo dire.