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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    29/02/2008

    In quota azzurra

    Filed under: — JE6 @ 11:31

    Siccome il mondo va alla rovescia, oggi sono le donne ad organizzare le loro feste e le loro cene – e se gli va invitano gli uomini, basta che non disturbino e non allunghino le mani.
    Insomma, finisce che alla mia veneranda età faccio il cicisbeo di una affascinante bloggeuse che ha avuto l’amabilissima sconsideratezza di invitarmi: potrei questa sera non definirla la miglior dama possibile? Poi, d’accordo: non ho fatto la barba, sono in jeans e non ho messo la cravatta. Ma santodio, è pur sempre una cena di geek, no?
    Girl Geek Dinner, Andrew Golub, Wikipedia – Special guest: Ninna

    28/02/2008

    Ritratto in 98 parole

    Filed under: — JE6 @ 14:27

    Quante, appunto, ne servono alla Maestrina per descrivere il sottoscritto e tutti quelli come lui (e come lei), felici schiavi del BlackBerry.
    Maestrini per caso

    Questioni di genere

    Filed under: — JE6 @ 10:45

    Qualche giorno fa una lettrice/commentatrice mi ha scritto facendomi sapere che tra le varie acrobazie intellettuali e verbali che avevano costellato la famigerata intervista di Giuliano Ferrara a Daria Bignardi era rimasta affascinata anche dalla tesi (non nuova, direi – ndr) che si debba considerare “l’aborto di genere maschile perché in molti casi esercizio di una facoltà degli uomini e non delle donne”.
    A volte scrivere serve giusto a prendere il tempo necessario per depurare i propri pensieri dalle incertezze della conversazione. Così ho potuto fermarmi qualche minuto per rispondere alla mia interlocutrice una cosa semplice e forse banale, ma che penso da tanto tempo e che qui riporto: “la faccenda dell’aborto “maschio” la ritengo una sciocchezza intellettualoide. Ho l’immensa fortuna di non avere avuto esperienze dirette della questione, ma non sono così fuori dal mondo da non essere mai venuto in contatto con la tragedia; mi è capitato anche di recente, non più di un paio di mesi fa. E so che non si può generalizzare, so che il maschio è non di rado espulso dalla faccenda – il che è sia colpevole nei confronti del maschio responsabile, sia ulteriormente diseducativo nei confronti del maschio irresponsabile.”
    Credo che a voce non mi verrebbe meglio – anzi, ne sono sicuro. Poi, magari, è una scemenza colossale, ma questo è un altro discorso.

    27/02/2008

    Un po’ più in alto, un po’ meglio

    Filed under: — JE6 @ 14:05

    Non so chi sia Marianna Madia, nè fremo particolarmente per saperlo. Leggo che sulla sua persona, scelta come capolista per il Lazio dal PD di Walter Veltroni, si è scatenato un putiferio legato alla presunta scarsa limpidezza dei motivi che hanno portato lo stesso Veltroni a piazzarla in cima alla lista. Se avrò tempo e voglia cercherò, per curiosità, di saperne di più. Nel frattempo, però, leggo queste righe di Luca : “Cercate, se volete convincermi che sia stata una scelta sbagliata, di dimostrarmi che sia particolarmente inadatta al lavoro di deputato del centrosinistra, e cercate di farlo applicando al giudizio sulle altre scelte di candidati gli stessi criteri e lo stesso livore che applicate a questa – il che suona sensato (e lo è); epperò non riesco a non pensare che il criterio dello stesso metro di giudizio, per quanto equo, non è necessariamente buono. Penso che si dovrebbe alzare l’asticella, chiedere di più e di meglio a chi si proclama nuovo ed ha la responsabilità di scegliere persone che potrebbero assumere un ruolo importante: e per essere migliori, bisogna farsi fare le pulci su tutto, anche (e forse soprattutto, almeno in Italia) su ciò che è business as usual.
    Wittgenstein

    Dreams are my reality

    Filed under: — JE6 @ 08:45

    Leggevo ieri, credo sul WSJ, di questo ennesimo nuovo sondaggio sulle intenzioni di voto degli americani [1], in particolare tra i democratici. E insomma, niente di nuovo: Obama è in testa, anche se Hillary è ritenuta dalla maggioranza better fit for the job. Non mi stupisco: da che mondo è mondo, i surrogati del Messia hanno il loro fascino e poco importa che sappiano “fare le cose” (parlo dei surrogati: chè i Messia veri erano sì “fit for the job”, per quanto il loro job fosse di natura un po’ particolare). Forse abbiamo proprio bisogno di questo, di qualcuno che – a modo suo – ci riscaldi il cuore, ci rallegri, ci dia fiducia, ci dia una visione; abbiamo bisogno di Platini e dei suoi piedi, un Bonini che corre anche per lui in fondo è più facile da trovare. Forse.
    [1] Avevo finito il libro di Richler e anche le pagine sportive di USA Today, lo preciso a tutela della mia onorabilità

    26/02/2008

    Greetings from Bordeaux – 6. Un vocabolario limitato

    Filed under: — JE6 @ 08:57

    So, which part of Italy do you come from?
    Milano
    Oh, I see. You know, I would love to speak some Italian, but I only know one word that an Italian girl who I met at the college was used to say
    Which word?
    “Scopiamo”
    Oh
    Do you know what it means?
    Ehm…

    25/02/2008

    Greetings from Bordeaux – 5. Piedi nell’acqua

    Filed under: — JE6 @ 23:00

    Ritorno verso l’albergo, dove mi aspetta una compagnia che pare presa di peso da una barzelletta – una di Philadelphia, uno di Dublino, due di San Diego, uno di un luogo imprecisato del Belgio e uno di Bordeaux. Noto uno strano riflesso del sole su quello che dovrebbe essere selciato, e mi rendo conto che si tratta di acqua. Lo chiamano Miroir d’eau des quais, ed è una specie di vasca profonda pochi centimetri, cinque o sei, lunga una cinquantina di metri e larga forse quindici, piazzata esattamente di fronte a quello che sembra essere il palazzo più importante di tutta la città, e forse lo è, dato che è il palazzo della Borsa. Saranno i quasi venticinque gradi che ci fanno stare tutti in maglietta, ma c’è un bel po’ di gente che non fa altro che togliersi scarpe e calze, le lascia ai bordi della vasca – come si fa per entrare in una moschea, mi viene in mente: chissà perchè -, si rimbocca, se li ha, i pantaloni e poi entra e si fa una passeggiata. Una ragazza tiene per mano un bambino che avrà forse due anni; due bambine partono dal centro e raggiungono uno dei quattro angoli in un susseguirsi di ruote che le porta a bagnarsi piedi, mani e anche capelli. Pochi minuti fa mi sono messe nelle orecchie le cuffie dell’iPod, stanno passando i REM che cantano “Bad Day”.

    Greetings from Bordeaux – 4. La piazzetta ovale

    Filed under: — JE6 @ 22:44

    Tengo la cartina in tasca, ma non la guardo. E’ difficile perdersi in una città come questa, con il fiume e tre o quattro campanili che ti fanno da costante punto di riferimento. Così mi posso permettere di deragliare rispetto al viale principale, sapendo che mi basterà tenere la sinistra per arrivare comunque al Jardin Public: e come quasi sempre mi capita, ho la fortuna di finire in un luogo tanto bello quanto inatteso. E’ una piazzetta di forma ovale, Place Mitchell. Due alberi fioriti che svettano dal selciato, e una decina di sedie di un metallo al quale non so dare nome ma che sembra risalire agli anni Venti. Siamo molto vicini al centro, e a non più di duecento metri dalla chilometrica passeggiata lungo il fiume, costantemente affollata di skaters, di podisti e di sfaccendati: eppure c’è un silenzio quasi totale; sembra di stare in un paesino, da un portone esce la donna con il seno più grande che io abbia mai visto, passano due adolescenti in bicicletta. Mi siedo. Per dieci minuti non passa nessuno. Mi chiedo quando è stata l’ultima volta che mi sono trovato in un posto paragonabile a questo, e non mi viene in mente.

    Greetings from Bordeaux – 3. Rue Sainte Catherine

    Filed under: — JE6 @ 13:35

    Percorro questa lunga via pedonale che costeggia il centro di Bordeaux, in parallelo al lungo fiume. E’ piuttosto sporca, come la gran parte delle vie delle città francesi – Parigi in particolare – che mi è capitato di visitare in tempi recenti; sembra di camminare su una patina che viene dalla sedimentazione e stratificazione di birra, foglie di lattuga, escrementi di cani, inquinamento, sputi: un po’ come Bourbon Street a New Orleans alle quattro del mattino, per quel che può valere il paragone (e a Nawlins non ricordo nè cani nè inquinamento). Comunque, dato che non sono nato e cresciuto a Lucerna, non mi faccio troppi problemi, e ciondolo in attesa che mi venga abbastanza fame per andare a cena. Mi fermo a guardare una bambina orientale che si ammazza dalle risate scalando una grossa tartaruga di bronzo sotto gli occhi non meno divertiti della mamma. In una piccola traversa acciottolata e ingombra di cassonetti, nella quale entro per dare un’occhiata alla facciata di una chiesa che spicca nel buio, incontro una signora di età indefinibile, che indossa un basco con un fiore che più francese non si può. A pochi metri di distanza rimando indietro un piccolo pallone giallo ad un bambino che sta giocando da solo in attesa che il padre chiuda il negozio. Vedo un uomo portare un enorme mazzo di mimose, anche se non vedo nessun’altra indicazione che faccia pensare ad una festa della donna anticipata. Guardo una specie di fast food di specialità libanesi, che accompagna la bandiera con il cedro al tricolore francese. Vedo parecchie coppie miste. La pulizia non è tutto, in fondo.

    24/02/2008

    Greetings from Bordeaux – 2. Lungo il fiume

    Filed under: — JE6 @ 22:26

    L’albergo è a poche decine di metri dalla Garonne, il fiume che attraversa la città. E’ un fiume ampio, calmo, almeno nel tratto che posso vedere. La camminata è larghissima, sembra di stare sugli Champs Elysees; stranamente è pochissimo illuminata, così capita di incocciare nei pattinatori e di dover schivare le decine di fanatici dello jogging che coorono in silenzio. Dall’altra parte della strada vedo il palazzo della Bourse Maritime e il luna park, abbastanza illuminati da spiccare tra i palazzi di pietra chiara, maestosi come la grandeur impone.
    Vedo le luci del centro un chilometro piú avanti, con il ponte ad archi che porta il traffico dall’altro lato della città. Un fascio di luce arriva sulla cupola di una chiesa. Due genitori tendono una cordicella, mentre la figlia prende la rincorsa per saltarla e due ragazzi di colore siedono sugli scalini dei giochi d’acqua bevendo una birra.