La ragazza è al suo solito posto, all’inizio del ponte, subito dopo la rotonda, dove devi rallentare e la puoi guardare meglio. Indossa la centesima variante della sua divisa, scollatura profonda ma non troppo e minigonna quasi inguinale; è bella come un mese fa, bella come lo sono tante donne su queste strade, le rumene e le nigeriane e le ucraine. Ma oggi un po’ di più, con la pelle di un colore dorato scuro che si accompagna al bianco dei vestiti. Me la immagino a Ferragosto, stesa a prendere il sole sulla spiaggia di una qualsiasi riviera come qualunque ragazza della sua presumibile età, cornetto e cappuccino per colazione, una camminata sulla battigia, un’occhiata a Novella 2000, un po’ di crema abbronzante, un quarto d’ora di pennichella: una vacanza, insomma, come la mia, la tua, la nostra, lontana dai ponti, dai sedili, dagli alberghi a ore, dagli sterrati dietro gli scali merci, una vacanza senza sesso o una vacanza passata andando a letto con tutti i bagnini del litorale ma solo per voglia e non per soldi. Ingrano la seconda, e poi la terza, accelero lasciandomi la ragazza alle spalle; là sotto, in tangenziale, sono tutti fermi in coda, il cielo minaccia pioggia, e l’estate sta finendo.