Torniamo sulla questione, giusto per chiarire un post forse troppo sibillino.
Io mi auguro che Adriano Sofri venga graziato. Me lo auguro per lui, e per la sua famiglia. Aggiungo: a caval donato non si guarda in bocca; quindi, non mi sogno minimamente di fare il Vattimo de noantri, suggerendo a Sofri-il-vecchio di rifiutare sdegnosamente la grazia (qualora questa gli venisse concessa) per non compromettere la dignitosa purezza della sua condotta pre- e post-processuale. Prendi e porta a casa, piuttosto.
Insomma, spero che chi diceva “no, no, no” adesso dica “sì, sì, sì“, e che questo abbia un effetto concreto e positivo.
Ma mi chiedo cosa è cambiato, nel corso degli ultimi sei o dodici mesi: che cosa ha portato i “no” a trasformarsi in “sì“.
Risposta: nulla, se non la malattia che ha colpito Sofri sr. La quale, diciamolo, sarebbe pure una motivazione sufficiente, se venisse onestamente ammessa. Invece, è tutto un fiorire di “è ora di voltare pagina“, “la guerra è finita“, e così via. L’unico che mostra un po’ di coerenza è l’onorevole Ministro della Giustizia, che afferma “Non sono cambiate le mie opinioni, ma i fatti“; usando un po’ di italico cinismo, la frase si può tradurre così: fosse per me, Sofri dovrebbe vedere il sole a strisce per il resto della sua vita – altro che dalle 9 alle 19 a lavorare in biblioteca! – ma non voglio rischiare di passare per quello che “ha fatto morire Sofri in galera”.
Con tutto questo, io penso che, alla fine, non succederà nulla. Perchè, per fortuna, sembra che Sofri-il-vecchio si possa ristabilire, grazie a Dio; ci vorrà qualche tempo, ma stando al Direttore Generale dell’Asl di Pisa ci sono buone probabilità di ripresa. E siccome i tempi della politica e della giustizia di questo paese sono sciaguratamente più lunghi di quelli impiegati da un ultrasessantenne a recuperare la salute dopo essere stato in punto di morte, tra qualche mese Adriano Sofri si ritroverà nelle medesime condizioni di una o due settimane fa; e allora, si rivolterà pagina, i fatti saranno nuovamente cambiati, e lui tornerà a vedere – se non il sole – almeno la luna da dietro le sbarre.