< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • Madeleine
  • Scommesse, vent’anni dopo
  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • A ricevimento fattura
  • Gentilezza
  • Il giusto, il nobile, l’utile
  • Mi chiedevo
  • Sapone
  • Di isole e futuro
  • September 2008
    M T W T F S S
    1234567
    891011121314
    15161718192021
    22232425262728
    2930  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    15/09/2008

    In Riva

    Filed under: — JE6 @ 08:00

    Se ci investite un po’ di tempo, di parole e immagini sulla BlogFest ne troverete a bizzeffe: leggerete dei camp e della pioggia e del DJ set, di fashion e di adv e di media e insomma di tutto quel che c’è stato. Io, per parte mia, non vi voglio raccontare nulla: se non che ho notato che oltre alle cateratte del cielo si sono aperte quelle delle persone [1], e sono stati due giorni di colleghi che parlavano fitto perché non si erano mai incontrati prima, di cene lunghe ma che avevano bisogno di andare avanti ancora perché c’era da raccontare di quel marito o di quella fidanzata, di viaggi non abbastanza lunghi per ciò che c’era da dire o anche solo per il silenzio nel quale stare insieme. Dovessi dire “per me, a cosa serve un blog”, forse alla fine mi limiterei a questo, e mi parrebbe già molto.

    [1] E la verità è che è quasi terrificante quanto si cova dentro, e quanto bene lo si nasconde, e vedere quanto si è capaci di ostentare olimpica indifferenza quando qualcuno intorno al tavolo, inconsapevolmente, tira fuori un argomento che è definibile solo come uno stiletto rovente infilato tra le costole. Ma poi, le cataratte si aprono. Non le si può tenere chiuse per sempre.