Ventidue, e sentirli tutti
Non ho mai avvertito particolari imbarazzi nello scrivere cose destinate ad altri; figuriamoci, sono uno di quelli che con scarso senso del ridicolo si è persino autopubblicato due libri. Eppure, in questi ultimi anni quando ho pensato di scrivere qui, un posto che ho aperto esattamente ventidue anni fa, ho provato sempre più frequentemente una sensazione di imbarazzo. Non inutilità, proprio imbarazzo: quello che si prova per motivi di forma, opportunità, buona creanza. Non saprei dire il motivo, probabilmente – come accade quasi sempre – non ce n’è uno solo. Ma è così, ed è come una specie di disagio senile: mi piacerebbe non provarlo, non così intenso, perché penso che tanti piccoli spazi come questo, come i blog di venti anni fa sarebbero ancora utili dentro una cornice più grande. E però.