“Aspetto”
Eravamo all’inizio della pandemia. Una videoconferenza con un ex collega. Roba di lavoro, ma ci potevamo permettere un po’ di sbrago, quello della confidenza di gente che ha passato tante ore alla stessa scrivania e per un caso della vita è diventata amica. Davanti allo schermo si presentò suo figlio, tre anni compiuti non da molto. Il piccolino mi fece ciao con la mano, mi chiese come si chiamava la mia bambina, cose così. Gli chiesi “E tu come stai? Ti annoi?”: “No, io aspetto di crescere”. Adesso scrivo al papà e mi faccio aggiornare.