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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    11/04/2019

    Verso sud

    Filed under: — JE6 @ 13:57

    Parcheggio la macchina, prendo l’ascensore, entro in casa, abbandono il trolley sul pavimento e per un istante rifiato, sei giorni e quattro paesi – cinque con una breve sosta di ritorno a Milano e aerei automobili frontiere, Slovenia Croazia Albania Macedonia del Nord. C’è questo pezzo di Europa che parte da casa nostra, da quel mezzo chilometro quadrato di Trieste che mette insieme il Caffè Tommaseo e la chiesa greco-ortodossa di San Nicolò e la Sinagoga e la chiesa serba di San Spiridione e arriva in quell’altro mezzo chilometro quadrato a Plovdiv che tiene vicini l’anfiteatro romano e la moschea Dzhumaya, c’è questo pezzo di Europa dove sali su una macchina del tempo e della ricchezza e a ogni cento chilometri verso sud corrisponde un pezzo di PIL in meno e un passo in più dentro una foto virato seppia, c’è questo pezzo di Europa dove una sera ti arriva un messaggio con il link a un articolo che racconta dei profughi accampati nei campi greci che premono per entrare in Macedonia del Nord e tu che dalla Macedonia del Nord, dalla meraviglia della sua natura e dalle sue moschee piazzate in campi fangosi ricoperti di rifiuti e dai suoi cambiavalute che tutto accettano tranne i lek albanesi sei appena venuto via ti ritrovi a pensare a quanto devono essere disperati e al tempo stesso infinitamente pieni di speranza quelli che vogliono andarci e ricordi quel pomeriggio di molti anni prima su un taxi che ti portava all’aeroporto di Bucarest, con l’uomo al volante che ti raccontava che fino a tre mesi prima era un impiegato di British American Tobacco e poi da un giorno all’altro, da una sera a una mattina il lavoro non c’era più, non c’era più l’azienda, l’azienda era stata spostata in Moldavia ed è passato troppo tempo per ricordare se lo disse lui o se lo pensasti tu, ma di certo capisti che ci sono sempre, sempre qualcuno e qualcosa più a sud di te, e faresti bene a tenerlo presente, a ricordare che fra te e quello che sta cento chilometri più in là non c’è nessuna differenza, solo una frontiera che non resta mai ferma.