Il lockdown visto da Sarajevo
(…) Il messaggio del mio amico mi ha portato a galla un terzo ricordo, quello di un uomo che mi ha raccontato di aver percorso quel tunnel tante volte da non ricordarsele nemmeno più, per ogni volta che usciva per andare al fronte del Monte Igman ce n’era una che lo faceva tornare a casa, dove la casa era un palazzo attaccato alla prima linea dei combattimenti cittadini. Lo faceva perché aveva un piano per il suo futuro, voleva fare il dentista, continuava a studiare per quello, con metodo e applicazione e tigna durante le sue licenze. Era il piano semplice di un uomo semplice: ma era un piano. Insomma, cara Left Wing, mi è sembrato di capire questo: che dalle difficoltà – come quelle che stiamo vivendo noi: le guerre sono un’altra cosa ma tocca sempre citare Moretti in queste occasioni – si esce un po’ per cieco ottimismo, quello dei meme, delle catene su Whatsapp, dei lenzuoli ai balconi, dei chitarristi su Piazza Navona, degli applausi a medici e infermieri, e molto mettendosi a tavolino con un’idea di futuro: in piccolo per i singoli individui, in grande per la collettività. (…)
Il resto sta qui, su Left Wing.
April 9th, 2020 at 11:10
Sarà che il lockdown è un momento di bilanci, specie per chi non è più giovane ed è pure un po’ malandato. Così dopo tanti anni capito di nuovo qui, richiamato da un tweet incrociato per caso. Buffo riconoscere il layout, rintracciare commenti e raccontini che ho scritto anche 15 anni fa. Cose divertenti (almeno per me, e non sempre) che non faccio più da tempo.
Un saluto e un augurio di buona fortuna a tutti noi.
April 9th, 2020 at 12:27
Un saluto che viene ricambiato di cuore: il mondo è piccolo ed è pure fatto di abitudinari che più di quindici anni dopo continuano a tenere un blog. Siamo sempre qui, e lo spazio è sempre aperto.