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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    23/10/2014

    ll mare d’autunno

    Filed under: — JE6 @ 13:18

    Il mare d’autunno ha qualcosa di sbagliato, per noi di città. Perché d’inverno lo sai che fa freddo, che tira l’aria umida, che le strade sono vuote. E d’estate, beh, è estate, lo sai com’è, se ci vai ci vai per quello, sole cuore amore. D’autunno ci capiti per caso, sei lì per altri motivi proprio come quel gruppo di turisti tedeschi che scendono dal pullman dopo aver girato per musei, sei vestito troppo leggero o troppo pesante, dall’acqua sale un odore che non sai definire, prima di entrare nel ristorante guardi verso il largo e c’è un istante preciso nel quale hai la stessa sensazione che provi di fronte a qualcuno al quale non sai più né cosa dire né come dirlo, poi guardi che ore sono e allora ciao, devo andare, ho un appuntamento.

    30/09/2014

    Nel preciso istante

    Filed under: — JE6 @ 12:10

    C’è questo libro, molto bello, che mi è capitato di leggere qualche mese fa. Racconta di un periodo, quello del passaggio della Spagna dalla dittatura franchista alla democrazia, e nel farlo parte da, e poi torna a, un momento preciso, quello nel quale i militari impegnati in un tentativo di colpo di stato e guidati da un colonnello con la faccia da caratterista di telefilm di serie B entrano nell’aula delle Cortes e sparano, e tre soli uomini restano in piedi a sfidare quelle pallottole. Il libro si intitola “Anatomia di un istante”, e tra i molti motivi per cui vale la pena leggerlo c’è il titolo, e quel che il titolo si porta dentro. Perché il fatto è questo, ed è una cosa alla quale penso spesso, il fatto è che non è una storia di sliding doors, di poteva andare così e invece è caduto un vaso dal balcone spinto da un colpo di vento e allora è andata in un altro modo, il fatto è che tante volte le cose sembrano concentrarsi tutte in un istante preciso, una specie di distillato densissimo, una goccia microscopica e inscindibile che racchiude tutto, dentro la quale tutto ha senso. Mi affascina questa cosa, mi affascina vederla da fuori – perché i propri istanti nessuno è capace di riconoscerli davvero – come se stessi a fissare le foto di un buco nero, e mi affascina pensare che in fondo i giorni spesso sono esattamente questa cosa, il transito quasi sempre incosciente da un istante a quello successivo, e mai che ci sia una volta che questo non ti arriva alle spalle sfilandoti il portafogli e tu te ne accorgi solo molte ore dopo e ti guardi in giro e riesci solo a dire “occazzo, è stato in quel momento lì, adesso ho capito”.

    04/09/2014

    Che bello

    Filed under: — JE6 @ 16:54

    Non l’ho vista salire, forse avevo già gli occhi sul Kindle, o forse guardavo fuori, la linea dell’ala e i bagagli che venivano caricati. Non so che faccia ha, me la immagino sugli otto, nove anni, ancora un pochino paffuta, castana, gli occhi chiari. E’ seduta proprio dietro di me, i genitori e il fratello maggiore le hanno regalato il posto vicino al finestrino, ed è il suo primo volo. E’ nervosa ed eccitata ma senza isterismi, chiede perché si muovono i flap, chiede cosa succederà adesso, nel momento in cui l’aereo curva io e lei e tutti quelli che stanno nella nostra posizione possiamo vedere la pista stendersi dritta con la striscia bianca di mezzeria che segna la direzione e in quel momento posso avvertire il suo respiro che si sospende per un attimo lunghissimo che durerà fino allo stacco, al puntare verso l’alto. E’ fantastico quanto possa stare dentro una voce, quando realizza per la prima volta nella sua vita, in un istante indimenticabile nel quale si concentra tutto il più puro stupore di una bambina, com’è il mondo visto dall’alto dice solo che bello e pare che quelle siano le sole parole giuste, le sole che abbiano un senso. Per la prima mezz’ora del volo, del suo primo volo, smetto di leggere e non faccio altro che guardare fuori, e farlo con i suoi occhi ascoltando le sue parole, che non sono molte, ripeterà altre cento volte che bello, lo dirà entrando nelle nuvole, e poco dopo uscendone, lo dirà vedendo la carta crespa delle Alpi, lo dirà vedendo le case di paesi e città là sotto, lo dirà vedendo in lontananza la sagoma di un altro aereo che va chissà dove, chiama il fratello e gli dice Samu hai visto che bello e lui, incredibilmente, non se la tira, non fa il superiore e le dice solo sì. Penso che come tutti i ragazzini della sua età Martina ha davanti una vita nella quale finirà per perdere il conto dei suoi voli e forse, come me, un giorno si troverà, sconcertata, a frugare nella memoria senza riuscire a ricordare il giorno in cui per la prima volta vide come splende il sole sopra le nuvole e per questo un po’ mi dispiace per lei, e per me, vorrei quasi alzarmi e girarmi e dirglielo come se fossi un vecchio zio, ricordati tutto Martina, ricordati tutto di oggi, di questa mezz’ora nella quale sei la bambina più felice e fortunata del mondo, ma in fondo sarà quel che sarà e magari lei avrà una memoria migliore della mia o forse semplicemente non importa e conterà solo che in quell’istante, quel decimo di secondo nel quale ha capito di essere in cielo fosse tutto così bello e forte e indicibile da poter solo mormorare che bello.