Nel preciso istante
C’è questo libro, molto bello, che mi è capitato di leggere qualche mese fa. Racconta di un periodo, quello del passaggio della Spagna dalla dittatura franchista alla democrazia, e nel farlo parte da, e poi torna a, un momento preciso, quello nel quale i militari impegnati in un tentativo di colpo di stato e guidati da un colonnello con la faccia da caratterista di telefilm di serie B entrano nell’aula delle Cortes e sparano, e tre soli uomini restano in piedi a sfidare quelle pallottole. Il libro si intitola “Anatomia di un istante”, e tra i molti motivi per cui vale la pena leggerlo c’è il titolo, e quel che il titolo si porta dentro. Perché il fatto è questo, ed è una cosa alla quale penso spesso, il fatto è che non è una storia di sliding doors, di poteva andare così e invece è caduto un vaso dal balcone spinto da un colpo di vento e allora è andata in un altro modo, il fatto è che tante volte le cose sembrano concentrarsi tutte in un istante preciso, una specie di distillato densissimo, una goccia microscopica e inscindibile che racchiude tutto, dentro la quale tutto ha senso. Mi affascina questa cosa, mi affascina vederla da fuori – perché i propri istanti nessuno è capace di riconoscerli davvero – come se stessi a fissare le foto di un buco nero, e mi affascina pensare che in fondo i giorni spesso sono esattamente questa cosa, il transito quasi sempre incosciente da un istante a quello successivo, e mai che ci sia una volta che questo non ti arriva alle spalle sfilandoti il portafogli e tu te ne accorgi solo molte ore dopo e ti guardi in giro e riesci solo a dire “occazzo, è stato in quel momento lì, adesso ho capito”.