The Times They Are a-Changin’
Ci sono libri (e dischi, e film*) che hanno una loro stagione – come la frutta, la verdura e il linoleum. Quando passa quel tempo, sembrano irrimediabilmente vecchi: non antichi: vecchi, sorpassati dalle cose e dal mondo. Qualche settimana fa ho finito le “Lezioni americane” di Calvino; lo avevo iniziato due o tre volte, senza mai andare oltre le prime venti o trenta pagine. Ma questa volta l’ho portato in fondo. Una volta terminatolo, pur riconoscendone tutto il bello e il buono (come fai a non amare uno che scrive “la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca“) mi è rimasta questa sensazione di un’opera scritta a metà degli anni Ottanta pensando al millennio che arrivava, e fregata dal futuro: perché oggi che ci siamo dentro in pieno a quel millennio, le idee, le “proposte” di Calvino sembrano tanto sagge quanto rese polverose dal tempo sciatto e svagato (come scriveva Roscioni nella prefazione alla prima edizione) che avrebbero invece voluto arricchire e migliorare. Nessuno ha la sfera di cristallo, e a uno scrittore non si può imputare l’aver osato guardare dove non arriva la vista (“l’eccessiva ambizione dei propositi può essere rimproverabile in molti campi d’attività, non in letteratura“); è che a volte uno gira l’ultima pagina, e ciò che gli resta è una specie di amaro in bocca, quello che viene notando che i tempi non sono stati all’altezza delle speranze che li hanno preceduti.
* Ci sono tempi assoluti, generali; e tempi personali. Così capita che una sera ti trovi a guardare un film che ti è stato presentato – e con ogni ragione – come bello e angosciante, e arrivi alla fine ricordandoti una sola scena, quella della bara che viene chiusa sul volto sereno del ragazzo morto in mare, perché tutto il resto ti è scivolato addosso senza lasciare traccia. Per un po’ te ne chiedi il motivo, poi da qualche parte inizia una partita, e schiacci il tasto del telecomando.
April 17th, 2011 at 13:29
Leggerezza, molteplicità, rapidità., visibilità… A me, non solo una volta, è venuto il sospetto che Calvino parlasse del, venturo, web.
April 17th, 2011 at 14:37
Ovviamente no, visto che gli scritti sono del 1984 e la prima pubblicazione è del 1988. Siamo noi che attribuiamo significati postumi – che poi è pure quel che ho fatto io scrivendo il post.
April 17th, 2011 at 22:14
probabilmente c’é chi sostiene il contrario, ma siamo tuttora in pieni anni ottanta
April 18th, 2011 at 15:01
anche io le ho prese e abbandonate un paio di volte, le lezioni americane. diciamo che se la leggerezza diventa troppo pensosa a volte risulta pesante. ma adesso – appena mi rimetto da questo terribile mal di schiena – lo finisco.
April 25th, 2011 at 22:55
Io mi sbaglierò, ma ‘sta cosa succede più facilmente alle cose degli anni 80. Ci pensavo riascoltando i dischi di Elvis Costello ed è stata dura.
Da che dipende? Forse sono stati un punto di non ritorno. O forse al punto di non ritorno, nel bel mezzo degli anni 80, ci stavi tu se ti era capitato di nascere nei 60.
Però anch’io ho l’impressione che col web le “Lezioni” di Calvino sembrano quasi roba di oggi.