Stories of the Bund – Verde
Mi mancano ancora una trentina di metri all’incrocio tra Nanjing West e Jiangning quando lo vedo. E’ un rettangolo luminoso grande, come quelli che stanno in Times Square a New York, sta sopra l’ingresso del Westgate Mall. Quante volte ci sarò passato davanti da quando sono qui? Trenta, cinquanta? Com’è possibile che ci faccia caso solo ora? Non lo so, forse è solo che è una mattina scura di pioggia appena terminata e una macchia di colore alta dieci metri e larga cinque non puoi non notarla. Guardo le immagini, sono una specie di lungo spot pubblicitario per il Jing’an District, che è la zona nella quale vivo, stavo per scrivere quartiere ma quella è una parola che ha senso da noi, che ha dentro un’idea di luogo delimitato, con confini precisi, e abbastanza piccolo da essere un paese, la Falchera, San Giovanni, il Gallaratese, ma solo a Jing’an vivono più di trecentomila persone, è una città in sé. Non capisco le scritte che passano sullo schermo, ho l’impressione che dicano qualcosa come “quanto si vive bene qui”, ecco la coppia con un bambino sorridente, le case nuove e scintillanti, le strade sgombre e poi il verde, un verde forte, quasi fosforescente eppure caldo a differenza di quello del semaforo che tra poco ci consentirà di passare, il rettangolo sopra l’ingresso del mall diventa una collina erbosa come quelle dell’Alpenstrasse, tra un grattacielo e l’altro ci fanno vedere un prato lunghissimo che no, non è il Jing’an Park, questo è enorme, è un prato grande come la Cina, fatto per sdraiarsi e guardare il cielo. Sento un fischio, una delle due assistenti al traffico che regolano l’incrocio stende il braccio, forza gente, adesso potete passare, dai che è verde, e che dura poco.