La gomma
Io cancello ricordi. Non lo faccio di mestiere, ogni tanto un amico, o un’amica di un amico arriva, bussa alla porta, si siede, io gli offro un caffè e così inizia tutto. Ogni volta. Non mi faccio pagare, non chiedo niente. Ho il mio lavoro, quello mi basta. Perché lo faccio? Perché c’era uno che diceva che la vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda. E allora perché non provare a passare una gomma su quella riga di matita? Come faccio, come succede: non lo so. A quel caffè ne segue sempre un altro, e un altro ancora. Io sto lì, ascolto. Mi faccio ripetere le cose cento volte, ma dov’eri seduta, cosa vedevi, che parole ti ha detto. E poi ancora, ma dov’eri seduta, cosa vedevi, che parole ti ha detto. E poi ancora. Perché è come quando parli, se una parola la dici dieci volte di fila, e poi venti, e poi cinquanta, e poi cento, alla fine quella parola non significa più niente, diventa solo un suono, uno come tanti altri, e in mezzo a tanti altri scompare. Certo, la gomma non può sempre essere precisa. Cancelli la riga, ma ti capita di sbavare e togliere qualcosa che stava vicino, e che magari avresti voluto tenere. Qualche volta succede, l’amico o l’amica dell’amico ripassa, magari per una birra e non più per il caffè e quando arriva a metà della bottiglia guarda verso la finestra e mi dice sai che, e io rispondo dimmi, e lui, e lei continua, sempre senza guardarmi perché da una parte mi è riconoscente e non vuole che io pensi madonna che ingratitudine, e mi parla di una persona alla quale un tempo teneva, non lo sento più, non la chiamo più, e perché gli chiedo io e allora si gira, a quel punto mi guarda con un’espressione smarrita, vorrebbe dirmi ma se non lo sai tu come faccio a saperlo io ma non lo fa, riprende la bottiglia e se la finisce, io mi alzo, questa volta la finestra la guardo io, e la risposta non la so, perché chi lo sa chi per davvero ha passato la gomma e non ha avuto la mano ferma, o ha passato la gomma, si è fermato per un momento e poi ha pensato che una riga non era sufficiente, che è meglio abbondare e se ci va di mezzo un innocente ce ne faremo tutti una ragione, ma anch’io sto zitto, torno al tavolo, prendo la mia bottiglia e la finisco in silenzio.
May 12th, 2014 at 18:09
Ritorna il buio, il silenzio ha dato però significato a quel nulla detto. Non erano distanti che di pochi passi, ma restavano seduti nelle loro poltroncine attorno a quel tavolo tondo in vetro, con sotto una moquette troppo blu per contare. Mancava l.aria, eppure quella finestra era aperta, e l.aria che entrava, faceva svolazzare quella tenda bianca. C.era un bicchiere con,dell.acqua e lui mise la sua medicina dentro, ma non lo fece così come capitava, no, aprì il lato superiore della busta con uno strappo deciso ed allargó i due lembi da dove poi uscì la soluzione in polvere per il suo male alla gola, ci doffriva molto, così come molto doveva usare la sua voce, ma quel pomeriggio si limitó a dire cosa o come, perchè e poi a produrre un silenzio che sapeva di cannella e miele, poichè accompagnato da un buon sguardo, di chi vuol dare la giusta strada da percorrere a chi è smarrito. Ma ció che lei notó e non dimenticó fu il modo come lui fece trillare quella bustina di un qualcosa di curativo. Quelle dita la presero e ne dilatarono l.imboccatura, schiaccisndo lateralmente i lati e poi rivoltandola in basso, la fece trillare tre volte tamburellando in un lato la bustina, con un tempo e ritmo perfetto! Infatti ne discese tutto il contenuto, perfetto! E l.ora era svolta, si alzó d.un tratto, trattenendo lo schienale della sua ampia poltrona e tutto di un fiato disse: adesso e solo adesso dimmi cosa posso fare ..e lei…nulla che lei non voglia e nessuna colpa per il nulla che non venga fatto, il seguito non lo si sa, han perso quei fogli che raccontavano la loro storia, ma la si puó scrivere …immaginandola…inventandola, perchè poi, la vera storia è quella che si racconta e non quella che si è vissuta.
Sempre con piacere, poter immaginare un seguito alle sue storie, davvero bello. 🙂
Stella
May 15th, 2014 at 05:46
comunque non si sta in silenzio, diventa assordante quello!