“Sì, capisco”
Ieri pensavo che sono stato tre volte a Dachau, ho visto Mauthausen, ho letto e riletto Levi, e la Arendt che racconta il processo di Eichmann, ho visto il museo dell’Olocausto di Budapest e il Binario 21 di Milano, ma alla fine forse quello che più mi ha toccato e segnato del tentativo di sapere e capire di più di quel che successe in quei campi, e perché, è stata la frase di un sopravvissuto di Auschwitz, si chiamava Teo Ducci, che una sera ebbi la fortuna di riaccompagnare a casa, eravamo all’altezza della curva di Piazzale Amendola andando verso Piazza Giulio Cesare, non ricordo bene quale fu la mia domanda ma rispondendo lui abbassò la voce e disse “ci sono delle cose successe lì dentro che nemmeno noi possiamo dire” e non credo di aver mai sentito tanto dolore e vuoto e vergogna e desolazione concentrati in un unico, brevissimo e interminabile sospiro, e poi ricordo solo che mormorai “sì, capisco”, ma non era vero, non potevo capire, e non posso nemmeno adesso, e non può nessuno.