Non gioco più, me ne vado
Lo so che il paragone è abusato, ma questo governo (e quello prima, e quello prima ancora, e così a ritroso fino alla notte dei tempi; e con essi i sindacati, la Confindustria, la Chiesa Cattolica, e andate avanti voi che a me vien da piangere) sembra preso di peso dal più classico dei campetti di periferia: venti bambini vocianti, ciascuno pronto a prendere in mano il pallone e uscire dal campo perchè gli amichetti non gli fanno fare gol.
Corriere.it
June 25th, 2007 at 11:07
Cioè, ma tu, ecco, insomma, non per dire, ma stai parlando di Mastella. Mastella è l’amico scarso che ti riduci a chiamare quando ti viene a mancare, all’ultimo istante, il decimo per il calcetto. Lui di giocare ne avrebbe una gran voglia, ma è consapevole che hai bisogno di lui, e allora prima di accettare detta condizioni. “Devo pagare il campo?” “Posso fare io le squadre?” “Però il giro a stare in porta non lo faccio” ecc. ecc.
June 25th, 2007 at 11:19
Ma no. Ferrero, Mussi, Pecoraro Scanio – any difference?
June 25th, 2007 at 12:06
Al campetto, perlomeno, chi faceva il difficile era quello che aveva portato il pallone.
June 25th, 2007 at 12:53
Non ho mica detto che non ce ne siano altri, di questa gente (ma Mastella, rispetto agli altri equilibristi, ha un’arma in più: può dire Non fatemi incazzare, eh, che passo dall’altra parte! Sistema che, tra l’altro, raddoppia il peso dei voti che porta in dote: se ha il tre per cento e cambia bandiera, l’oscillazione totale è del 6%! Mica poco)