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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    08/07/2009

    Un programma da un punto

    Filed under: — JE6 @ 14:56

    Leggo in giro di un certo numero di persone, più o meno affezionate alle sorti del PD, che dicono “Marino? Ma certo che lo voto, voglio qualcuno che difenda la laicità di questo partito”. E mi chiedo se mi stia sfuggendo qualcosa di molto, molto importante: perché, al netto della stima personale, l’idea di scegliere come segretario del mio partito di riferimento una persona solo per il suo essere un nobilissimo difensore della laicità del partito stesso, e dello stato più in generale, ecco, mi pare un’idea un po’ bizzarra. E l’economia? L’ambiente? La politica estera? Tutto meno importante della laicità? Mah.
    [Che poi, io sono abbastanza convinto che Marino abbia le sue idee su economia, ambiente, politica estera; ma non verrà votato per quelle, e allora c’è qualcosa che non torna]

    06/07/2009

    In ordine sparso

    Filed under: — JE6 @ 14:28

    Insomma, ci sono tre candidati, anzi quattro. I cosiddetti “giovani del PD” (also known as “piombini” o “lingottini”, e vabbeh) hanno iniziato a prendere posizione, chi da una parte, chi dall’altra. In posizioni spesso secondarie, forse per scelta (si può trascinare il pubblico anche senza essere i frontmen) forse per debolezza o per miopia: eppure, ci sono. Tutto sommato, fermi restando i millemila dubbi sul loro conto, questo mi pare un bene, una prova per loro e per chi li sostiene, e anche per chi – come il sottoscritto – è scettico a dir poco. Perchè a questo punto, dato che le loro strade sembrano essersi separate, a me viene difficile avere le stesse identiche perplessità su Debora Serracchiani e su Pippo Civati, con l’eccezione di alcune – per me – necessarie considerazioni di carattere generazionale che magari verranno smentite entro sei mesi (per capirci, alla Andrea Romano quando giudica D’Alema-Veltroni-Folena-Mussi-Eccetera). Critiche o apprezzamenti ad personam, come sarebbe bello che avvenisse per tutti, anche per i poveri “apparati”. In tutto questo, io continuo ad essere più convinto dall’altro schieramento, quello dove qualche under-40 c’è ma, poveretto, non ha le stimmate del “nuovo”. Ma questo è un problema mio, immagino.

    03/07/2009

    Incentivi all’editoria

    Filed under: — JE6 @ 10:18

    Non per polemizzare ad ogni costo, ché alla fine a me Civati sta pure simpatico ed è uno che si sbatte e tutto quanto, ma spero che scherzi quando scrive “oh, guardate che i famosi contenuti che chiedete a noi Piombini li trovate tutti nel mio libro” – qui di programmi di 285 pagine ne abbiamo già visti, e come è andata a finire lo sappiamo tutti.
    Ciwati (e Wittgenstein)

    100% italiano

    Filed under: — JE6 @ 08:48

    Se non sbaglio, “La Padania” di questa mattina titola “La sicurezza garantita per legge”. Fa sorridere il fatto che la famigerata diversità leghista si concretizzi nel concetto più profondamente italiano che si possa immaginare, quello per cui ciò che vogliamo che accada, accadrà di sicuro – basta che qualcuno legiferi in merito.

    02/07/2009

    Questione generazionale

    Filed under: — JE6 @ 09:00

    Guardando la gente che si scioglieva in lacrime per la morte di Michael Jackson ho pensato che a me capiterà qualcosa di simile quando moriranno Clerici e/o Tommasi.

    01/07/2009

    “Perché è simpatico”

    Filed under: — JE6 @ 09:36

    [L’avesse detta la sedicenne figlia dei miei vicini di casa, va bene. E invece. Sarà che Debora Serracchiani si è affezionata alla sua immagine di “gggiovane del piddì”, e allora esordisce con questa che – spero – doveva essere una battuta come quella che aprì il suo intervento al Lingotto, quella di “alzi la mano chi fra di voi non mi ha telefonato o scritto in questi giorni”, e allora verrebbe da suggerirle di lasciar perdere, che fare la simpatica non è il suo mestiere – per quello abbiamo già il PresDelCons, o – in alternativa – Franceschini]

    A parte l’incipit più scemo che si potesse immaginare, l’intervista di Debora Serracchiani a Repubblica nella quale annuncia il suo appoggio a Dario Franceschini è l’ultima (e non certo la prima) dimostrazione di quanto questa donna sia “politica” nel senso che tutti ormai attribuiamo al termine, un aggettivo sostantivato che non indica una qualità, bensì un modo di essere. Modo di essere che a me pare ben poco diverso da quello che caratterizza sia coloro che lei osteggia (Bersani, colui che “rappresenta l’apparato”) sia coloro che lei sostiene (Franceschini, il quale – a rigor di logica – con il cosiddetto apparato non dovrebbe avere nulla a che fare. Basta crederci, eh). Il tutto mi pare molto ben riassunto da questo scambio: Curzio Maltese le chiede di elencare i principali elementi dei massimi sistemi dei quali Debbie nostra avrebbe discusso con Franceschini nel loro incontro, e lei elenca tranquilla: “La laicità, la questione morale, il conflitto d’interessi, la riforma del welfare. Non generiche aspirazioni, ma proposte concrete da portare al congresso e sulle quali confrontarsi”. Oh, tesoro. Parole nuove, aria fresca. Va bene, va bene così.
    Repubblica.it