Rivergination
Io Bettino Craxi l’ho visto solo una volta. Dal vivo, dico. Era una manifestazione elettorale al Palazzo delle Stelline di Corso Magenta a Milano, io ero lì perché qualche mese prima mi era venuta la brillante idea di fare la tesi sulla comunicazione dei partiti politici, ero stato da poco alla Federazione PDS di Modena e negli uffici polverosi della DC milanese. Ricordo una cinquantenne dalle grandi tette e i lunghi ricci rossi che girava tra la gente con un grosso cesto di vimini pieno di garofani altrettanto rossi, cinquemila lire per un garofano e nessuno sconto quantità. Lui entrò nella sala, la attraversò per il lungo ed era tutto un mormorio, un po’ di adorazione, un po’ di odio represso, un po’ di sentiamo-adesso-cosa-dice. Magnetico era magnetico, persino per uno come me che si sentiva quasi a casa nel PDS occhettiano dopo aver votato una volta Carlo Tognoli, scartato a vita i radicali per manifesta inabilità e palese onanismo, curato l’orticaria a ogni visione del Coniglio Mannaro. A un certo punto un signore si alzò, stava in fondo alla sala, e gridò qualcosa che aveva a che fare con Mario Chiesa, qualcosa come “che ci fa questa gente nel nostro partito”; lui fece un cenno con un’espressione infastidita, continuò il suo comizio, il molestatore venne allontanato dalla security interna, e sembrava di stare dentro la fine dell’impero romano.
Nel corso del tempo ho cambiato idea su tante persone, oggi, ad esempio, non avrei problemi a votare Emma Bonino (Pannella no, mi dispiace, c’è un limite anche all’egocentrismo molesto) e mi capita di trovarmi persino a rimpiangere una certa Democrazia Cristiana. Ma Craxi davvero non riesco ancora a digerirlo, è più forte di me, è qualcosa che va oltre la politica – sulla quale ci sarebbe comunque parecchio da discutere – e tocca lo stomaco. Stavo per scrivere che mi dà ancora fastidio la sua berlusconità, ma mi sono reso conto che potrei dire con altrettanta sicurezza che di Berlusconi mi dà fastidio (fra le molte altre cose) la sua craxitudine, l’arroganza volgare e prepotente, il vittimismo interessato, per non parlare della pratica della politica come comitato d’affari. Non ho simpatie per Antonio di Pietro, ma ne ho ancora meno per Letizia Moratti e la sua idea di dedicare una strada o un giardino o un luogo pubblico di Milano a Craxi: i problemi sono altri, lo so, ma anche per me quell’uomo continua a essere il latitante che si dichiara esule per rifarsi una verginità – o per toglierla a chiunque.
December 30th, 2009 at 11:47
Mi sa che la penso come te.
December 30th, 2009 at 15:32
È perché, non tanto in fondo, lui è l’origine del male.
December 30th, 2009 at 16:43
Beh, per esempio io una via Bettini Craxi al posto di via San Vittore ce la vedrei anche. Sono per la toponomastica designativa (tipo che in via dei Beccai ci vorrei vedere solo macellerie).
January 2nd, 2010 at 23:34
Non so. Secondo me sugli anni 80-90 abbiamo ancora da riflettere molto. Forse è troppo presto: a dirla con Gaber, “ma io non sono ancora nel regno dei cieli, sono troppo invischiato nei vostri sfaceli” (e io per “vostri” intendo “nostri”).
July 31st, 2011 at 18:33
[…] ma è difficile fare analisi serie quando ancora c’è in giro chi vorrebbe solo “rifarsi una verginità , oppure toglierla a chiunque”. Non si possono nutrire per decenni i peggiori […]