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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    21/02/2012

    Greetings from Ljubljana 2012 – Krakovo e Trnovo

    Filed under: — JE6 @ 21:37

    Esco dal centro storico, seguo Slovenska Cesta fino alla fine – che poi è l’inizio, solo che la prendo sempre dall’altro lato -, passo davanti alla sede di un mio vecchio cliente, guardo un paio di vetrine con i cartelli degli ultimi giorni di saldi, poi giro a sinistra e mi trovo per la prima volta in questi vecchi quartieri, che stanno fuori dalle mura medievali, dove una volta vivevano i pescatori e oggi si trovano orti e case che più ci si allontana dal centro e più si abbassano, prima palazzi, poi palazzine, poi villette che alla fine pare di stare in un paesino del reggiano, c’è il silenzio delle sei di sera e della gente che è già rientrata a casa e sta preparando la cena, da una macchina scendono un uomo e un bambino biondo e piccolo, avrà forse tre anni, che mi guarda e chissà se gli faccio l’impressione di un estraneo che con Krakovo e il canale della Gradascica non c’entra nulla, i turisti qui non ci vengono, e allunga la mano e mi indica con il suo indice paffuto e dice qualcosa che non capisco, gli faccio un mezzo sorriso perché non si sa mai, uno intero magari insospettirebbe l’uomo che dovrebbe essere il padre, poi torno verso il centro, perché girare in queste vie non so, è come stare in casa di gente sconosciuta, e senza essere stato invitato.

    Greetings from Ljubljana 2012 – Gommoni

    Filed under: — JE6 @ 21:18

    Li ho visti per la prima volta poco più di quattro anni fa, la prima volta che sono venuto qui – una fattoria a poche decine di metri dall’autostrada, con tutte le sue cose, i covoni se è stagione, un piccolo trattore, gli attrezzi, e poi loro, quattro o cinque gommoni, di quelli che vedi al mare, un paio più grandi e gli altri più piccoli, con le galline che gli girano intorno, oggi c’era anche la neve che iniziava a sciogliersi nello strano e inusuale caldo di un martedì di febbraio sloveno, bastava guardare nello specchietto retrovisore e vedevi ancora le colline bianche con i rami appesantiti dei pini, e loro – i gommoni – lì, al loro posto, apparentemente curati ma inesorabilmente inchiavardati in un’aia a pochi chilometri dalla città, nella terra di mezzo tra agglomerato urbano e aperta campagna, e non so perché, ma ho questa certezza che il mare non l’abbiano mai visto, che non abbiano mai visto nemmeno l’acqua del lago di Cerknica, che stiano lì come i leoni dell’MGM di Las Vegas, come l’elefante del circo Medrano, fuori luogo e fuori tempo, e ormai dentro il loro luogo, e il loro tempo.