Blu?
Il vecchio signore cammina lentamente attraversando la piazza; è arrivato in città poche ore prima, il tassista lo ha portato all’albergo dove ha trascorso le ultime trenta estati e dove passerà anche questa, lui è sceso, ha salutato la figlia dei proprietari, è salito in camera, si è sciacquato la faccia, ha disfatto la valigia, ha aperto la ventiquattrore in pelle consumata dal tempo e dai viaggi, ne ha estratto un paio di fogli bianchi e altrettante buste anonime, si è seduto allo scrittoio. Ora sta passeggiando, appoggiandosi al bastone che finge di usare per vezzo come faceva fino all’anno scorso e che invece oggi gli serve per non sentire i dolori di un femore rotto mesi prima come capita alle persone della sua età. Si guarda intorno, stupendosi di come palazzi e balconi e fontane e giardini che conosce a memoria gli sembrino ancora nuovi. Un ragazzo apre la custodia della chitarra, appoggia le spalle al muro del palazzo della banca e inizia a riscaldarsi con un arpeggio di una vecchia canzone rock. Il vecchio signore arriva di fronte a un palazzo del centro storico. Alza la testa, lo guarda, si ferma di colpo proprio in mezzo alla via pedonale affollata. Una ragazza gli finisce addosso, lui barcolla, lei lo tiene per un braccio e gli chiede scusa, lui non risponde, lei fa per andarsene ma si ferma, si sente bene gli chiede, lui non risponde, signore si sente bene, lui non risponde, vuole bere qualcosa, si vuole sedere, venga con me dice la ragazza, lui la segue docilmente e vanno a sedersi ai tavolini all’aperto di un bar che sta proprio di fronte a quel palazzo che il vecchio signore continua a fissare con aria smarrita. Cosa vuole bere chiede la ragazza, una limonata andrà benissimo signorina risponde il vecchio signore, la ringrazio molto, si figuri, mi ha fatta spaventare, è sicuro che va tutto bene, sì non si preoccupi, lui la guarda mentre lei fa un cenno al cameriere, è alta, ha i capelli lunghi e mossi, porta una canottiera abbastanza attillata, una gonna corta e dei sandali leggeri e bianchi, ha un sorriso dolce e timido che fa a pugni con quel fisico che fa girare la testa degli uomini, il cameriere porta l’ordinazione, lui beve in silenzio, lei altrettanto, quando finiscono il vecchio signore lascia una banconota sul tavolino, lei è stata davvero gentilissima signorina, ma no, si figuri, non ho fatto nulla, lei ha fatto molto più di quanto crede, va bene se lo dice lei le credo, senta signorina dovrei farle una domanda, mi dica, lo vede quel palazzo, quello di fronte dice, sì quello, sì, vede io sono daltonico e con i colori ho sempre dei dubbi ma per trent’anni ho creduto che quel palazzo fosse di un colore simile al rosso, avevo anche chiesto conferma a una persona cara nonostante mi vergognassi a fare una domanda del genere e oggi quel palazzo mi sembra proprio di un altro colore, la ragazza lo ascolta un po’ confusa, e quindi signorina mi perdoni perchè magari le sembro un po’ via di testa e forse lo sono ma mi dica quel palazzo di che colore è diventato, è proprio come lo vedo io? è blu? e la ragazza lo guarda e la confusione sembra diventata tenerezza per quel vecchio signore con il bastone e una giacca di taglio antico e le scarpe comode da passeggio, sì è blu, lo hanno ridipinto qualche mese fa, è cambiata la proprietà e hanno fatto dei lavori di ristrutturazione, il vecchio signore non dice nulla, la sua faccia non ha espressione, ancora grazie signorina le auguro buona serata, si alza un po’ a fatica facendo leva sul bastone e si allontana piano, la ragazza lo guarda allontanarsi, con la mano destra che tiene il bastone e la mano sinistra che si avvicina alla tasca della giacca, da dove esce quella che sembra essere una busta bianca.