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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    23/03/2014

    E ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi

    Filed under: — JE6 @ 14:24

    Domani mattina ti faccio sapere, dice. Va bene, grazie – passa la mattina, poi il pomeriggio, poi la notte e un altro giorno. Mi dite quando abbiamo fatto quel pagamento, chiedo. Nessuna risposta. Per piacere mi dite quando abbiamo fatto quel pagamento, richiedo. Ieri. Va bene, grazie, mi mandate gli estremi che li devo girare a mia volta – passa la mattina, poi il pomeriggio, poi la notte e un altro giorno. E così, troppe volte al giorno, per troppi giorni. E sarà che ho un brutto carattere, ma il mio grado di sopportazione di questo modo di fare, che è sempre stato basso, si avvicina sempre più, e sempre più velocemente allo zero Kelvin. Non che cambi qualcosa, gran parte del mondo se ne fotte allegramente (e, da un certo punto di vista: come dargli torto) e va avanti. Ma è il come andiamo avanti, ecco. Dice eh ma sei tu che sei paranoico, cosa pretendi, vivi e lascia vivere. Vero, ho solo questo piccolo, stupido puntiglio che se mi scrivi ti rispondo, se ti scrivo mi aspetto una risposta – partendo dal presupposto che parliamo di argomenti che per necessità, opportunità o cortesia quella risposta la includono nel pacchetto. Piccolo, stupido puntiglio che si allarga ad arrivare puntuali ad un appuntamento, ad avvisare se si è in ritardo anche di soli dieci minuti, a quel minimo sindacale di buona creanza e di rispetto degli altri che consiste nel prendere in considerazione l’ipotesi che le tue priorità non siano le uniche esistenti al mondo e a fare quindi silenziosamente in modo che quelle altrui valgano quanto le tue. Poi d’accordo, non si può fare il broncio ai propri tempi senza riportarne danno e quindi ci si acconcia a tutto, anche a sopportare quelli che ci fosse una volta che questo treno arriva in orario e non rispondere eh sì, a proposito, quand’è l’ultima volta che sei arrivato puntuale a un aperitivo?

    (Che poi il fatto è questo, è il tipo di cura che ci vuole anche al di fuori delle dieci ore lavorative giornaliere, sì lo so che sono tre mesi che non ci sentiamo ma sai ho un sacco di cose da fare, è vero che scrivere un banale ciao come stai sai che domani vado a vedere una mostra splendida chissà che casino con lo sciopero dei mezzi, una roba che puoi fare anche scendendo le scale mentre vai a prendere il caffè al bar sotto l’ufficio è proprio una cosa da nulla ma sai ho un sacco di cose da fare, un sacco di pensieri, te l’ho detto no)