La musica di N.
N. ha vent’anni e suona la chitarra da dio. Ha il suo gruppo, va orgoglioso del loro primo disco, cerca i locali dove suonare la sera.E’ bravo, sente la musica “dentro”, ne ascolta tanta, la studia, ci vive per. Ogni tanto mi chiede qual è il mio assolo preferito, o il mio disco del cuore, o se quel certo chitarrista mi piace. Io gli rispondo, lui a volte concorda, più spesso mi dice sì ma, e mi cita sempre qualcun altro, qualcos’altro, mi parla della perfezione della diteggiatura, della tecnica sopraffina. Io che, sarà l’età, sarà che sono tenero di mio ma ormai mi commuovo anche con certi finali dei Maghi di Waverley, gli dico che probabilmente un giorno se ne renderà conto anche lui che la buona musica non ha a che fare con la bravura, che di sicuro di chitarristi migliori di Dave Gilmour ne trovi a decine ma se quando parte il secondo assolo di Comfortably Numb ti senti dentro qualcosa che non sai nemmeno spiegare allora quella è buona musica e se questo succede ogni santa volta che ascolti quella canzone allora quella è grande musica, che se i Clash non erano certo dei virtuosi ma milioni di ragazzi come lui andavano in strada cantando London Calling allora quella era vera musica, gli dico queste cose e lui mi guarda e scuote la testa come tutti quelli che credono di aver visto la luce, ancora pieno di quel sicuro e vagamente fastidioso fanatismo degli adepti, mi ripete le lezioni del suo maestro – che io non conosco di persona, ma del quale ho molto sentito parlare, e so che anche lui sta aspettando il momento in cui N. una sera salirà sul palco e senza nemmeno sapere né come né perché si troverà a suonare non per se stesso nella ricerca dell’assolo perfetto, ma per quelli che gli staranno di fronte, per i loro occhi gonfi, per la loro felicità.