Per poter riderci sopra, per continuare a sperare
Il chitarrista deve essere il più timido, perché se ne sta dietro tutti, dietro persino al percussionista, che suona un cajon di primo prezzo e a volte socchiude gli occhi. Il cantante ha il physique du role, ci sa fare, passa da un brano all’altro con una battuta e si tira indietro sugli assoli, il bassista è il più tenero di tutti perché è il più giovane – ma giovane davvero, non può avere più di venticinque anni e forse pure di meno, i capelli da bravo ragazzo e l’attenzione spasmodica a non sbagliare per non far brutte figure con gli altri che potrebbero tutti essere suo padre. E il tastierista, che poi è un polistrumentista perché quando c’è bisogno passa lui alla chitarra e poi pure al basso – avete mai sentito il riff di Satisfaction fatto con il basso? Io mai, ma ora grazie a lui so che è possibile, come so che è possibile sognare all’altezza dell’ingresso del braccio due del carcere, di un carcere dove ci sono tante pene di lunga durata, glielo si legge in faccia mentre fa volare le dita sulla tastiera ed entra in un mondo tutto suo e chissà cosa gli gira per la testa – se gli gira qualcosa per la testa – quando la voce del cantante si spezza impercettibilmente su “per poter riderci sopra, per continuare a sperare” oppure se non gli interessa, se gli bastano quei tasti bianchi e neri, se la sua felicità è piena quanto la nostra che potremo avere una volta fuori da qui.