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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    16/11/2022

    Nuvole

    Filed under: — JE6 @ 12:33

    Leggo, nel pezzo quotidiano di Adriano Sofri, che in ogni singolo momento le nuvole coprono il settanta per cento del pianeta. Non se lo inventa, riporta le parole di Vincenzo Levizzani, che nella vita fa un lavoro meraviglioso: insegna fisica delle nubi. E già che c’era, ha scritto “Piccolo manuale per cercatori di nuvole”, che è quel che siamo un po’ tutti almeno una volta nella vita. Il settanta per cento della terra, in un momento qualsiasi, è coperto dalle nuvole. Mi sembra tantissimo perché guardo fuori dalla finestra e oggi a Milano le nuvole non solo ci sono, ma sono spesse e grigie, di quelle da freddo e un po’ di pioggia, e mi vedo il mondo sotto questa coperta. Ma poi penso che di nuvole ce ne sono di tanti tipi diversi, ognuno col suo nome strambo, e che sicuramente da qualche parte qualcuno si sta godendo quelle che oggi gli sono state date in sorte perché sono proprio belle a vedersi. Poi mi fermo, perché la metafora è troppo frusta per essere usata senza imbarazzo, ma insomma chi l’ha detto che la vita bella è un cielo senza nuvole.

    10/11/2022

    Sembra

    Filed under: — JE6 @ 12:01

    E’ uno di quei periodi nei quali tutto sembra ripetersi. “Tutto”, ovviamente, significa molte cose. O semplicemente alcune, che però sembrano più importanti di altre. Faccende di lavoro, decisioni del governo, l’inizio della stagione dei 76ers. Quindi è un “tutto” mio, personale. Può essere che parti di quel “tutto” siano comuni, condivise con altre persone, come succede nei condomini: e allora, proprio come succede nelle assemblee ordinarie e straordinarie, provi a fare gruppo con qualcuno per farti forza e non sentirti solo. Dopo, è tutta una faccenda di millesimi.

    Comunque.

    Il punto è che “sembra”. Perché invece non è mai così, c’è sempre almeno un piccolo dettaglio che rende le situazioni diverse, che non fa chiudere il cerchio riportandoti esattamente al punto di partenza. Uno scalino che non puoi, non vuoi, non riesci a risalire o ridiscendere. La pandemia? Forse. Una persona, una sola, che ieri c’era e oggi non c’è più? Forse. Un ufficio diverso? Forse. Il presidente americano? Forse.

    Sembra.

    27/10/2022

    Altre pandemie

    Filed under: — JE6 @ 17:01

    Com’era facile prevedere, l’epidemia dei dementi che gettano roba addosso a opere d’arte di una qualche minima, proprio minimissima importanza si sta velocemente trasformando in pandemia. Chissà se Pfizer riuscirà a metterci una pezza.

    20/10/2022

    Che esiste una cosa come la cruda, incontaminata, immotivata gentilezza

    Filed under: — JE6 @ 16:25

    Oggi una persona quasi completamente sconosciuta ha fatto alla mia famiglia un regalo che è consistito unicamente di tempo. Lo ha fatto, da quello che ho potuto avvertire, per pura gentilezza: senza averne bisogno, senza aspettarsi un ritorno se non un “grazie”. Non capita spesso di ricevere doni di questo tipo. O forse sì, ma sono io che non me ne accorgo.

    15/09/2022

    Gli altri siamo noi

    Filed under: — JE6 @ 15:16

    Sarà l’avvicinarsi delle elezioni, sarà come vanno le cose in Ucraina, sarà il tempo che passa, sarà tutto l’insieme e qualcos’altro ancora, sta di fatto che questo periodo l’ha già scritto tutto Flaiano in ventitré parole perfette: I nomi collettivi servono a far confusione. «Popolo, pubblico…». Un bel giorno ti accorgi che siamo noi. Invece, credevi che fossero gli altri.

    04/08/2022

    Divieto di accesso

    Filed under: — JE6 @ 12:15

    Mitrovica è una Berlino dove al posto del muro c’è il ponte, perché il fiume non attraversa la città: la taglia. Da una parte gli albanesi, dall’altra i serbi: ancora una volta, nessuno parla di kosovari, perché nessuno si sente tale e non lo si sentirà almeno fino a quando sulla riva opposta ci saranno “quegli altri”.

    Qualche mese fa sono tornato in Kosovo e sono andato a Mitrovica, che è una specie di Berlino con il ponte al posto del muro. E’ il capoluogo della regione di cui si parla in questi giorni, e ne ho scritto qui per gli amici di Meridiano 13.

    13/07/2022

    O. e le sue sorelle

    Filed under: — JE6 @ 10:05

    Quattro mesi fa ero appena rientrato dall’Ucraina e cercavo di capire quello che era successo, oggi O. e le sue sorelle sono rientrate a casa e continuo a cercare di capire cosa è successo, e se possibile imparare qualche lezione: così ho scritto due righe per L’Inkiesta.

    22/06/2022

    1,47

    Filed under: — JE6 @ 09:16

    Poco fa Outlook mi ha mostrato un messaggio, reso evidente dalla banda gialla messa in testa alla schermata: un componente ha rallentato l’apertura del programma, diceva il messaggio, clicca qui se ne vuoi sapere di più. Ne ho voluto sapere di più: quel ritardo valeva 1,47 secondi. Che certo, possono ben essere la differenza tra la vita e la morte quando attraversi una strada, ma non sembrano proprio determinanti per la sorte della giornata lavorativa: e però la tentazione immediata è stata “oh, risolviamo questo problema”, dove la parola fondamentale è l’ultima e tutto il processo mentale e sensoriale che mi ha portato a pensarla e insomma non so, forse con la velocità e il real time e l’efficienza reale e percepita ci siamo andati un po’ lunghi e la cosa ci è sfuggita di mano. O mi è sfuggita di mano, vai a sapere.

    11/05/2022

    Un po’ di meno e un po’ di più

    Filed under: — JE6 @ 14:01

    Non riesco a ricordare dove l’ho letta o ascoltata (cosa che mi dispiace molto) ma c’è una frase che mi ritorna in mente spesso in questi ultimi mesi e lo fa con la forza delle cose che per te sono importanti, e vere – o almeno lo sembrano.

    Dice “dobbiamo informarci di meno e studiare di più” e al netto di una certa apoditticità e del fascino pericoloso delle frasi scritte con grazia ed esattezza continua a suonarmi come una cosa giusta. Non so quanto sia possibile farlo nei tempi che viviamo e cerco di tenere presente che, come diceva Robert Musil, non si può fare il broncio ai propri tempi senza riportarne danno. Però, forse, è un tentativo che vale la pena fare.

    03/04/2022

    My own private Ukraine (qualche tempo dopo)

    Filed under: — JE6 @ 09:34

    Fare una cosa buona (fare del bene è un’altra storia, credo) produce spesso un effetto collaterale: la fa fare anche ad altri; per piacere di collaborazione, per far vedere che non si è da meno, per la sorpresa di realizzare che non è così difficile, i motivi sono tanti ma il risultato poi è quello: un’altra cosa buona.


    Rendere pubblica la cosa buona che si fa o si è fatta porta su un terreno scivoloso, quello della superbia e dell’arroganza; non c’è una ricetta da seguire, non credo che esista. Farla in silenzio a volte è un obbligo, ma in generale né toglie né aggiunge valore. Dipende, diciamo.


    Sarà che noi siamo ricchi, ma i soldi e in generale “le cose” sono la parte più facile: ci vuole davvero poco a trovarli e riceverli, anche da chi non ne ha molti.


    C’è tanto, tanto, tanto lavoro da fare una volta che le persone sono fuori pericolo; scavallare una lingua sconosciuta, mettere in fila i passi per avere il codice fiscale e poi la tessera sanitaria e poi il visto temporaneo, incastrare gli orari, rendere tutto questo un insieme che sembri non dico sensato ma almeno comprensibile, capire se serve di più o prima un maglione o un pacco di assorbenti, dare mezz’ora alle dieci di sera per ascoltare lo sfogo di una donna stanca e confusa di fronte al totem della burocrazia, mettere in fila tutti i pezzetti che compongono la propria vita ma dei quali non abbiamo consapevolezza tanto li diamo per scontati e rimetterli a posto in un’altra fila per un’altra persona.


    E’ più facile guidare tre giorni o battere cassa per un bonifico che chiedere “avete notizie da casa?”


    Ci sono i rifugiati di serie B.

    La libertà che davvero conta richiede attenzione, e consapevolezza, e disciplina, e sforzo, e la capacità di interessarsi davvero alle altre persone e di sacrificarsi per loro, continuamente, ogni giorno, in una moltitudine di piccoli e poco attraenti modi. (David Foster Wallace, “Questa è l’acqua”)