Grandi vecchi
Nel 1978 avevo dodici anni, e di Enzo Bearzot non avevo mai sentito parlare: non era un grande nome, di quelli che venivano spinti dal lustro dei grandi club che avevano allenato in passato – come poi sarebbe successo con commissari tecnici di fama pari all’ingaggio percepito. Però, celebrità o non celebrità, l’uomo doveva essere capace, se la nazionale italiana di calcio fu in grado non solo di dare spettacolo, ma anche di ritornare a risultati che da parecchio tempo non raggiungeva. Di Bearzot ho un ricordo strano, con il suo volto che si sovrappone e si confonde con quello di Pertini, il Pertini che rideva e rideva in tribuna mentre l’Italia vinceva un campionato mondiale tanto bello quanto bislacco e perciò indimenticabile. Persone serie nel senso migliore del termine, persone che oggi si fa una dannata fatica a trovare, e ancor maggior fatica a premiare nell’unico modo sensato: dando loro responsabilità e fidandosi, sapendo che quella fiducia – quale che sia il risultato ottenuto – non è stata data invano.
Repubblica.it
September 27th, 2007 at 17:53
mi sono emozionato leggendo quell’intervista