Stories of the Bund – Que sera
Lungo un buon pezzo di Nanjing Lu West, dal palazzo della Porsche fino al Jing’an Temple ad ogni paio di incroci si incontrano dei motorini sui quali sono stati installati un grosso cassetto di legno e due amplificatori. Il cassetto contiene dei cd, tutti di musica latinoamericana, e gli amplificatori la fanno ascoltare. A dire il vero viene il sospetto che siano state registrate due sole canzoni, una versione di Besame Mucho e una che fa Que sera sera ma non è quella famosa che conosciamo tutti. La cosa fantastica è che questa dozzina di punti di ascolto sembrano sincronizzati tra loro, così che tu passi davanti al Windows Garage e senti quei venti secondi di canzone, arrivi al Family Mart e senti gli stessi venti secondi, passi davanti a Mont Blanc e ancora quei venti secondi, che puoi riascoltare davanti allo United Plaza in una camminata che a quel punto è diventata di un quarto d’ora abbondante. Li senti al mattino alle nove, all’ora di pranzo, durante il pomeriggio, la sera quando la gente esce per andare a bere qualcosa o viene fuori dalle fermate della metropolitana: ti si ficcano in testa, quei venti secondi, come un chiodo, ti ritrovi a fischiettarli senza nemmeno rendertene conto. Sei in Cina, a pochi chilometri dal delta dello Yangtze, ti guardi intorno e potresti essere a New York, e nell’aria senti la musica di Buenos Aires mentre vai a parlare con un direttore creativo dal tenero accento parigino: forse un giorno ci abitueremo per davvero a tutto questo, forse un giorno non ci faremo più caso; forse quel giorno è già arrivato, e iniziamo ad accorgercene.