< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • Madeleine
  • Scommesse, vent’anni dopo
  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • A ricevimento fattura
  • Gentilezza
  • Il giusto, il nobile, l’utile
  • Mi chiedevo
  • Sapone
  • Di isole e futuro
  • October 2013
    M T W T F S S
     123456
    78910111213
    14151617181920
    21222324252627
    28293031  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    09/10/2013

    La terra che è caduta

    Filed under: — JE6 @ 10:31

    Era un normalissimo giorno di estate quello nel quale vidi la diga. Sapevo tutto, la storia, la terra che cade, l’acqua che salta, il rumore, il paese piallato dall’onda. Come altri posti che avevo visto non sembrava esserci nulla di tragico, anche a Dachau c’era il sole, anche intorno al buco delle torri gemelle c’erano i taxi che si muovevano portando in giro i turisti. Poi la ragazza che faceva da guida, una volontaria che molto probabilmente era una lontana parente di qualcuno che sotto l’onda era rimasto, ci disse di portarci il più possibile sotto la diga. Facemmo qualche passo avanti e alzammo tutti la testa. Era un muro immenso, e da lì sembrava altissimo, ancora più di quanto non sembrasse dalla strada che attraversa la valle. La ragazza stava alle nostre spalle, noi con gli occhi puntati verso la cima della diga, lei chissà. Sentii soltanto la sua voce che diceva “ora guardate lo spazio che sta sopra di voi, e pensate che ne avete almeno altrettanto sotto i vostri piedi; ecco, quella è la terra che è caduta”.

    Leave a Reply