In difesa
Ezio Mauro, su Repubblica, si chiede (un po’ come tutti, direi) “come difendiamo le nostre democrazie sotto attacco?”.
Credo che la risposta stia nell’articolo di Thomas Friedman di cui ieri riportavo una parte: l’occidente viene difeso da noi che ci viviamo, ma in primis dai mussulmani – nel loro stesso interesse. Se loro difendono se stessi (isolando i Bin Laden, per dire), difendono anche noi. Certo, noi gli (e ci) daremo una mano se ci eviteremo le protervie bushiane, se eviteremo di dare soldi a dittatori di parecchio dubbia moralità, se ci comporteremo, insomma, come davvero ci dovremmo comportare. Bene. Insomma, difenderemo Milano e Monaco, Parigi e Copenhagen, San Francisco e Tokio solo se quelli che oggi molti tra noi considerano come nemici – i mussulmani – lo faranno per conto nostro, benchè nel loro interesse. Non è facile accettare quest’idea, quando si cresce nel culto dell’onnipotenza occidentale, alimentata da denaro, armi, tecnologia, democrazia, cultura. Ma, d’altra parte, come si dice: se non li puoi battere, unisciti a loro.
Repubblica, via Wittgenstein
July 10th, 2005 at 21:41
tuttokkey/i>, ma con Calderoli che vuole lo stato di guerra come la mettiamo?
A unirmi a lui proprio nun gliela fò…
July 11th, 2005 at 08:35
Non mi pare che dietro al ragionamento di Friedman (o alla mia interpretazione del suo ragionamento, per essere più precisi) stia il mettere i mussulmani di casa nostra sotto torchio per rendergli la vita impossibile: piuttosto, c’è la considerazione che questo è un fenomeno praticamente inevitabile; ma da qui a “mettersi insieme” a Calderoli ce ne corre, direi.
July 12th, 2005 at 13:50
Ecco, parli della lega e ti si slegano i tag.
Riflettendo, se tralasciamo i toni (e non è poco), allo stato un poco brutale dei fatti, non vi sono sostanziali differenze tra la risoluzione di Friedman e quella di Calderoli.
Certamente nessuno sano di mente vorrebbe ritrovarsi nel salotto il secondo, ma formalismi a parte, quanti sono i musulmani moderati che vivono in occidente disposti a denunciare un loro fratello? Praticamente nessuno, perché? Per il timore che la loro vita diventi impossibile.
La nostra sicurezza dipende da noi, dalle nostre azioni e dalle nostre scelte, solo dopo e forse, potremo contare sul loro sostegno.
July 12th, 2005 at 13:57
Mah. Io, invece, penso che la risoluzione di Friedman sia l’esatto contrario di quella di Calderoli. Questo, con i mussulmani, non vuole avere a che fare. Li vorrebbe rimandare tutti al loro paese, magari sulle stesse carrette usate per arrivare sulle nostre coste. Friedman, invece, vuole che i mussulmani facciano parte integrante della nostra società; ma con un adattamento alle nostre regole, al nostro stile di vita. L’ambiente sociale ostile che lui cita non è quello dei fratelli mussulmani, ma quello – molto più ampio – della società occidentale nella quale questi si inseriscono. Il controllo sociale sui frequentatori della moschea di Viale Jenner non è quello fatto da chi si china verso la Mecca, ma da noi: i mussulmani moderati lo sanno, e lo accettano, e non è mettendo tutti i mussulmani (anche loro) nell’angolo, che si migliora la situazione. Questo mi pare che dica Friedman, ma forse gli metto in bocca pensieri miei.
July 12th, 2005 at 19:16
Sarà. No anzi, spero che sia come dici tu.
Solo che quando leggo:
“C’era da far scoppiare la bolla terrorista, e l’unico modo per farlo era quello di andare nel cuore del mondo arabo e sfasciare qualcosa, per far sapere che anche noi siamo pronti a combattere e morire per difendere la nostra società aperta. Sì, d’accordo, non è diplomatico, non è nel galateo, ma tutti hanno capito il messaggio”.
(http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/battagliademocracy.html)
coprendo il nome con il palmo della mano, potrei sbagliarmi su quale dei due lo abbia affermato.